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Didattica - Avvisi

DIDATTICA  Continua da pag. 9

IL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA (SMS)
A cura del CSLC Silvio Del Gaiso

 

PARTE PRIMA - LE CONVENZIONI INTERNAZIONALI
La pratica della navigazione, intesa come il trasporto di cose e di persone via mare, è una delle più antiche attività umane.   
È sempre stata un’attività difficile e rischiosa. L’uomo è un “animale terrestre”, la natura e l’evoluzione non l’hanno dotato di caratteristiche fisiche tali da permettergli di vivere ed agire in ambienti che non siano quello suo naturale, la terra ferma. Ma l’hanno dotato di un’intelligenza che gli ha permesso di creare i mezzi con i quali av- venturarsi negli altri ambienti, la nave , appunto, per muoversi sul mare e le acque in- terne e, molto più recentemente, il mezzo aereo per muoversi nell’aria.
Sul verso del frontespizio della pubblicazione UKHO Ocean Passages for the World  è riportata un’antica preghiera dei pescatori brètoni: Oh God be good to me, thy sea is so wide and my ship is so small. Queste parole rendono bene il senso di scon- forto e di solitudine che, per secoli, l’uomo ha provato in mare, lontano da porti e anco- raggi sicuri e da qualsiasi forma di assistenza e soccorso, e in totale isolamento per la mancanza di mezzi di comunicazione con la terraferma. I pericoli  erano tanti, le tem- peste, i ghiacci, le nebbie, la limitata conoscenza e documentazione idrografica delle coste, dei fondali e delle correnti, la mancanza di adeguati strumenti nautici, le avarie dello scafo e dell’alberatura, gli incendi. L’unica forza motrice disponibile era quella del vento, tutte le manovre e i lavori di bordo dovevano essere eseguiti manualmente, con continui incidenti e infortuni, inimmaginabili le condizioni di vita, occasionale l’avvicen- damento degli equipaggi. Le navi erano lente e difficili da manovrare, i viaggi lunghis- simi, frequenti i naufragi, con dolorose perdite di uomini, navi e carico. Le espressioni overdue e unreported (nave in ritardo, non arrivata, di cui si sono perse le tracce) e- rano tragicamente comuni.
Un primo sistema di controllo delle condizioni delle navi nacque nel XVIII secolo su basi commerciali. Con l’aumento del volume dei traffici e del valore delle merci tra- sportate, si manifestò la necessità per i proprietari del carico e per i suoi assicuratori che le navi impiegate venissero controllate per verificarne l’idoneità. Nacquero così le Società di classificazione navale . La prima di queste società, il Lloyd’s Register of Shipping , fu fondato nel 1760 proprio nell’ambito del complesso assicurativo dei Lloyd’s of London . Il RINA fu fondato a Genova nel 1861, lo stesso anno dell’unità d’Italia, e nel 1921 assorbì il Veritas Austriaco di Trieste, che fin dal 1858 aveva classi- ficato le navi della marineria giuliana di bandiera austro-ungarica.
Ma i provvedimenti per la tutela della sicurezza, intesa come salvaguardia della nave e della vita umana (a quei tempi non esisteva ancora il concetto di protezione dell’ambiente marino) rimanevano affidati a limitate norme nazionali dei singoli Stati e alle procedure tradizionalmente adottate a bordo delle navi stesse. Da sempre infatti,  allo scopo di  eliminare o ridurre i pericoli e per mitigare i rischi, venivano messe in atto a bordo delle basilari misure di sicurezza , suggerite dall’esperienza, dalle condizioni ambientali dei Paesi d’origine e delle aree di traffico, dalla buona pratica marinaresca come, ad esempio,  pompe di esaurimento, imbarcazioni utilizzabili come mezzi collet- tivi di salvataggio, rudimentali salvagente, pompe e manichette, buglioli e scorte di sabbia antincendio, disponibilità di materiali, utensili e personale per possibili lavori di riparazione ecc.
Per ovvie ragioni, la navigazione è sempre stata un’attività globale , quando an- cora questo termine  non esisteva o aveva significato diverso da  quello attuale. Le mi- sure di sicurezza esistenti erano quindi più o meno le stesse su tutte le navi, con una sorta di uniformità naturalmente acquisita.  
Mancava però qualsiasi forma di regolamentazione e di standardizzazione a livello internazionale , comune a tutte le navi, messa in atto ufficialmente dai vari Stati  
e non da organizzazioni private o da iniziative personali. Questa necessità diventò pressante a causa del continuo aumento dei traffici e soprattutto con il diffondersi, nella prima metà del XIX secolo, della navigazione a vapore.  
Come è facile intuire, le prime forme di standardizzazione, inizialmente naziona- li, poi come accordi internazionali, riguardarono le regole per prevenire gli abbordi in mare e il codice dei segnali, inizialmente solo quelli ottici, poi anche quelli RT*. Altri ac- cordi seguirono, adottati e promulgati congiuntamente dai maggiori Stati marittimi, spesso a seguito di gravi sinistri che ne avevano dimostrato la necessità, fino ai nostri giorni.    
Oggi, non solo la sicurezza e la tutela dell’ambiente marino, ma la gestione di tutti i vari aspetti dello shipping internazionale, come quelli commerciali e assicurativi,  sono regolati da convenzioni e trattati internazionali.
- Regole per evitare gli abbordi in mare 1864;  -  Codice internazionale dei segnali 1885 .  Esistevano in precedenza codici di segnali a bandiere e luminosi, utilizzati dalle navi da guerra (il famoso segnale “England expects that every man will do his duty” trasmesso dall’Amm. Nelson prima della battaglia di Trafalgar nel 1805, era cifrato con 29 bandiere numeriche in 12 alzate). Ma erano codici nazionali, per uso militare, spesso anche a carattere riservato.                    
   
L’IMO
A parte la fondamentale United Nations Convention on the Law of the Sea (UNCLOS) , adottata dalle Nazioni Unite nella Conferenza di Montego Bay (Giamaica) il 10 dicembre 1982 e entrata in vigore il 16 novembre 1994, che definisce i diritti e le re- sponsabilità degli Stati nell'utilizzo dei mari e degli oceani, la libertà di navigazione, le linee guida che regolano le trattative, l'ambiente e la gestione delle risorse naturali, e- siste una serie di Convenzioni Internazionali specificamente dedicate alla sicurezza dello shipping e alla tutela dell’ambiente marino. Dal 1948 l’elaborazione e l’adozione di tali convenzioni è di competenza dell’IMO.
L’International Maritime Organization (IMO) è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che ha il compito di fornire i mezzi per la cooperazione fra i Governi nel campo della regolamentazione e delle procedure ufficiali su questioni tecniche di ogni tipo relative allo shipping internazionale, e di incoraggiare e facilitare l’adozione dei più alti standards praticabili per tutto quanto riguarda la sicurezza marittima, l’efficienza della navigazione e la prevenzione e il controllo dell’inquinamento causato da navi (Art. 1(a) della Convenzione IMO 1958). Fu istituita con la conferenza di Ginevra del 1948 ed entrò in funzione nel 1958, inizialmente con il nome di Inter-Governmental Maritime Consultive Organization (IMCO), poi dal 1982, con il nome attuale. Ne fanno parte 170 Stati, la sua sede è a Londra.
Altre agenzie specializzate delle Nazioni Unite che hanno competenza o atti- nenza con la sicurezza dello shipping internazionale, promulgano a loro volta, in colla- borazione o congiuntamente con l’IMO, direttive o convenzioni, come l’ International Civil Aviation Organization (ICAO) di Montreal (p.es. il sistema satellitare di ricerca e salvataggio COSPAS/SARSAT e il manuale ICAO/IMO IAMSAR), l’ International Tele- communication Union (ITU) di Ginevra ( Radio Regulations ), e l’ International Labour Organization (ILO) di Ginevra, la cui International Maritime Labour Convention (MLC 2006) è entrata recentemente in vigore e che esamineremo più avanti.
Di regola, l’entrata in vigore delle convenzioni internazionali è subordinata alla loro ratifica da parte delle Amministrazioni di almeno un terzo o il 30% dei Paesi firma- tari, le cui flotte aggregate rappresentino almeno il 35% della stazza lorda del naviglio mercantile mondiale. Quindi, tra la loro adozione da parte dell’IMO e la loro entrata in vigore trascorrono sempre un certo numero di anni.  
L’applicazione delle norme contenute nelle Convenzioni Internazionali a bordo delle proprie navi, il controllo della loro corretta esecuzione e il rilascio della relativa documentazione spettano alle Amministrazioni dei vari Stati membri.

IMO   -    International Maritime Organization                                                                   

È l’Agenzia speciale delle Nazioni Unite con competenza esclu- siva sulla sicurezza delle navi e della navigazione, e sulla tutela dell’ambiente marino. Comprende un’Assemblea, un Consiglio e cinque Comitati, oltre a vari Sottocomitati.  
• ASSEMBLEA - Comprende tutti gli Stati membri. Si riunisce in ses- sioni regolari ogni due anni. Le sue RISOLUZIONI possono riguar- dare, fra l’altro, l’adozione di nuove Convenzioni, l’emendamento di Convenzioni già in vigore e l’emissione di Raccomandazioni e Codici.  
• CONSIGLIO - Eletto per due anni dall’Assemblea. Comprende i 40 Stati membri che hanno le maggiori capacità e i più vasti inte- ressi nei traffici marittimi. Il Consiglio è l’organo esecutivo dell’IMO, ne coordina l’attività e ne pianifica il lavoro.   
• MSC (MARITIME SAFETY COMMITTEE ) - Tratta tutte le questioni ri- guardanti la sicurezza e la security dei traffici marittimi e delle navi. Le  RISOLUZIONI e le CIRCOLARI MSC promulgano emenda- menti, istruzioni e direttive in materia di sicurezza e security .   
• MEPC (MARINE ENVIRONMENT PROTECTION COMMITTEE ) - Ha la re- sponsabilità di coordinare tutte le attività dell’Organizzazione per la prevenzione e il controllo dell’inquinamento da navi. Le RISOLUZIONI e le CIRCOLARI MEPC promulgano emendamenti, i- struzioni e direttive in materia di prevenzione e controllo dell’inquinamento.
•  LEGAL COMMITTEE - Ha il compito di occuparsi di tutte le questioni legali nell’ambito dell’Organizzazione.  
• TECHNICAL -COOPERATION COMMITTEE - Coordina l’attività dell’Orga- nizzazione nel fornire assistenza tecnica nel campo della sicu- rezza marittima, in particolare ai Paesi in via di sviluppo.
• FACILITATION COMMITTEE - È responsabile dell’attività e delle fun- zioni dell’Organizzazione relative alla facilitazione del traffico marittimo internazionale, particolarmente nella riduzione delle formalità e nella semplificazione della documentazione richiesta alle navi all’arrivo e alla partenza dai porti (Convenzione FAL 1965).



La SOLAS 74/78

Nella notte fra il 14 e il 15 aprile 1912, nel suo maiden voyage, la RMS Titanic affondò a seguito dell’urto con un iceberg a Sud dei Banchi di Terranova, in Nord Atlan- tico (in posizione 41°46’N - 050°14’W). Delle 2.232 persone che si trovavano a bordo, fra passeggeri ed equipaggio, se ne salvarono solo 706. L’inchiesta sul disastro rivelò gravi carenze nella sicurezza. Benché fosse stata prevista una dotazione di 32 lance di salvataggio, soltanto 16 ne erano state effettivamente imbarcate, il minimo prescritto del Board of Trade britannico, più 4 imbarcazioni smontabili di tela (una specie di zatte- re) per una capacità totale di sole 1178 persone. Le loro dotazioni erano insufficienti o mancanti, e l’addestramento sul loro uso di gran parte dell’equipaggio era pressoché inesistente. Benché la nave fosse dotata di stazione e operatori RT, la regolamentazio- ne radio dell’epoca era ancora scarsa e insufficiente, e così gli avvisi di avvistamento di ghiacci inviati da altre navi furono ignorati, i segnali di soccorso trasmessi con ritardo e in modo confuso, e non furono ricevuti da tutte le navi presenti in zona.       
Sull’onda dell’emozione suscitata da questo disastro, il 7 luglio di quello stesso anno furono promulgate dall’ITU delle nuove International Radio Regulations , che entrarono in vigore il 1 luglio del 1913. Poi, nel 1914, si riunì a Londra la prima vera conferenza internazionale sulla sicurezza in mare, alla quale presero parte i rappresen- tanti di 13 Paesi. La conferenza elaborò una convenzione che però non entrò mai in vi- gore in seguito allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. La convenzione fu successi- vamente emendata come necessario da una seconda conferenza di Londra ed entrò finalmente in vigore nel 1929. Successive versioni furono adottate nel 1948 e nel 1960.
Nel 1974 l’Assemblea Generale dell’IMO ne adottò una nuova versione, nota come International Convention for the Safety of Life at Sea (SOLAS) la quale, nel 1978, incorporò gli emendamenti rivelatisi necessari a seguito dell’aumento di incidenti che interessavano le petroliere. Entrata così in vigore il 25 maggio del 1980 e comu- nemente indicata come SOLAS 74/78, nel 1988 le è stato aggiunto un altro protocollo, mentre frequenti emendamenti l’hanno ormai resa un documento in continua evoluzione e aggiornamento.


SOLAS 74/78 – Safety Of Life At Sea I II -1  

I       DOCUMENTAZIONE E VISITE .
II-1   COSTRUZIONE , COMPARTIMENTAZIONE, MACCHINARI E INSTALLAZIONI ELETTRICHE.
II-2   INCENDI - PROTEZIONE , RILEVAZIONE E SPEGNIMENTO (FSS CODE ).
III     INSTALLAZIONI E DOTAZIONI DI  SALVATAGGIO (LSA CODE ).   
IV      RADIOCOMUNICAZIONI.
V       SICUREZZA DELLA NAVIGAZIONE.
VI      TRASPORTO DI CARICHI E DI COMBUSTIBILI  LIQUIDI.  
VII     TRASPORTO DI MERCI PERICOLOSE (IMDG CODE ).
VIII    NAVI A PROPULSIONE NUCLEARE.
IX      GESTIONE DELLA SICUREZZA DELLE NAVI  (ISM CODE ).  
X       MISURE DI SICUREZZA PER NAVI AD ALTA VELOCITÀ (HSC CODE ).
XI-1   MISURE SPECIALI DI SICUREZZA.
XI-2   MISURE SPECIALI DI SECURITY (ISPS CODE ).
XII     MISURE SPECIALI PER NAVI PORTARINFUSE .  


La Convenzione prevede anche un certo numero di Codici, contenenti in genere detta- gli tecnici o normative particolari relative ai vari capitoli. Qui sono indicati solo i Codici che riguardano più in particolare l’argomento trattato.

COMMENTO:
Capitolo I : Regole generali, applicazione ( Ships engaged in international voyages ), de- finizioni. – Certificati (Modelli in Appendice): Norme per la certificazione e le visite di convalida e di rinnovo. – PSC. – Investigazione degli incidenti.
Capitolo II-1: Strutture della nave. - Suddivisione e stabilità, damage control . - Rimorchio d’emergenza. - Macchinari e organi di governo. - Installazioni elettriche. - Navi con apparato motore periodicamente non presidiato (UMS ships ).  
Capitolo II-2: Prevenzione degli incendi. - Misure particolari e IGS per le petroliere. - Lotta antincendio. - Mezzi di sfuggita. - Manuali e esercitazioni antincendio a bordo. – Codice FSS ( International Code for Fire Safety Systems ).
Capitolo III : - Ruolo d’appello ( Muster List ). - Mezzi collettivi e individuali di salvataggio. - Battelli d’emergenza ( Rescue Boats). - Manuali di addestramento e manutenzione, esercitazioni a bordo. – Codice LSA ( International Life-Saving Appliance Code ).
Capitolo IV : Il GMDSS. - Norme per la manutenzione degli apparati. - Personale delle radiocomunicazioni.
Capitolo V : Avvisi ai naviganti, bollettini meteo, Ice Patrol . - SAR ( Search And Rescue ).- Ships’ Routeing . - VTS ( Vessel Traffic Systems ). - Aiuti alla navigazione. - Layout e visibilità del ponte di comando. - Dotazione di apparati di navigazione e loro manutenzione (anche AIS, ECDIS, VDR, LRIT, BNWAS). - Codici INTERCO e manuale ICAO/IMO IAMSAR/III. - Mezzi per l’imbarco del pilota. - Organi di governo: operazio- ne, uso dei sistemi automatici, prove e controlli, esercitazioni per il governo d’emergenza. - Carte e pubblicazioni nautiche. - Registrazione delle attività di naviga- zione (sulle navi di bandiera Italiana il G.N. Libro III - Giornale di navigazione), rapporto giornaliero alla Compagnia. - Segnali di salvataggio. - Messaggi di pericolo.    
Capitolo VI : Informazioni sul carico da imbarcare. - Strumenti di controllo (ossigeno, gas). - Uso di pesticidi. - Stivaggio e rizzaggio del carico - Codice CSS (Code of Safe Practice for Cargo Stowage and Securing ). - MSDS (Material Safety Data Sheets ) per gli idrocarburi e il combustibile liquido. - Carichi solidi alla rinfusa - Codice BLU (Code of Practice for the Safe Loading and Unloading of Bulk Carriers). - Trasporto di granaglie (International Grain Code).   
Capitolo VII : - Merci pericolose in colli. - Merci pericolose solide alla rinfusa. - Prodotti chimici liquidi pericolosi alla rinfusa. - Gas liquefatti alla rinfusa. - Materiale radioattivo in colli. – Codice IMDG (International Maritime Dangerous Goods Code).
Capitolo VIII : - Code of Safety for Nuclear Merchant Ships .*  
Capitolo IX (1994-1998): Rende obbligatoria la gestione per la sicura gestione delle navi secondo il Codice ISM (International Safety Management Code).  
Capitolo X : - Codice HSC (International Code of Safety for High-speed Craft).**  
Capitolo XI-1 (2002-2004) : IMO Numbers di navi (pax ≥ 100 GT, carico ≥300 GT) e compagnie. – PSC. –  CSR (Continuous Synopsis Record).  
Capitolo XI-2 (2002-2004) : Codice ISPS (International Ship and Port Facility Security Code) - Responsabilità della Compagnia e della nave. – SSAS (Ship Security Alarm System). - Security dei porti e interrelazione navi/porti. - Livelli di security . - Manuale di Security .  
Capitolo XII : - Stabilità residua in caso di incidente. - Robustezza strutturale. - Coating . - Doppio scafo. - Superstrutture e installazioni a prora. - Portelloni. - Dispositivi di allarme di allagamento. - Computer del carico. - Pompe di esaurimento.
Esistono numerose altre Convenzioni intese a regolamentare la sicurezza delle navi e della navigazione. La più nota e, certamente la più utilizzata a bordo, è quella che va sotto il nome di International Regulations for Preventing Collisions at Sea (COLREGS 72), le nostre Regole per prevenire gli abbordi in mare (I.I. 3019). Il primo accordo internazionale in tal senso fu stipulato nel 1864. Nel 1948 entrò in vigore la prima convenzione, emendata nel 1960 e, il 20 ottobre 1972 l’IMO adottò l’attuale convenzione che entrò in vigore il 15 luglio 1977.

* Uniche navi mercantili a propulsione nucleare costruite/esistenti:  Savannah, USA 1962-1972 (General cargo); Otto Hahn, D 1968-1979 (Bulk-carrier); Sevmorput, RU 1988-attiva (Container ship); Mutsu, J 1990-1995 (Research), oltre a una decina di rompighiaccio RU, quasi tutti ormai inattivi.
** Navi e aliscafi con velocità intorno ai 40 kn impiegati in viaggi internazionali, che si allontanano da un porto sicuro per un periodo limitato di navigazione (pax max 4h, carico ≥ 500 GT max 8h).   



Ma accenniamo ora qui brevemente a due altre convenzioni internazionali pro- mulgate dall’IMO che hanno particolare importanza ai fini della sicurezza:

International Convention on Load Lines (LL 1966) . Adottata il 5 aprile 1966 e entrata in vigore il 21 luglio 1968. Détta le regole per la determinazione del bordo libero ( freeboard ), e quindi della linea d’immersione corrispondente al massimo carico imbarcabile (loadline), in base alle caratteristiche tecniche della nave (compar- timentazione, stabilità), tenendo anche conto della stagione e delle condizioni me- teomarine delle zone attraversate nel corso del viaggio (S/E = Summer /Estivo, bordo libero normale, T/T = Tropical /Tropicale, diminuito, W/I = Winter /Invernale, aumentato;  WNA/INA = Winter North Atlantic /Invernale in Nord Atlantico, ulteriormen- te aumentato). Viene anche assegnato un abbuono per  la navigazione in acqua dolce (F/AD = Freshwater /Acqua Dolce) che, in caso di acque salmastre, varia in funzione della loro densità. Bordi liberi speciali vengono assegnati per carichi parti- colari (p.es. legname).  Le linee di immersione massima nelle varie condizioni devono essere marcate in modo permanente sul fasciame esterno, a centro nave, dritta e sinistra, la marca E/S con la caratteristica Plimsoll* Mark , che reca la sigla della Società di classifica- zione che l’ha assegnata (R-I = RINA, L-R = Lloyd’s Register, A-B = American Bureau of Shipping , ecc.). La convenzione è stata più volte emendata e aggiornata (ultimi Amendments 2003 entrati in vigore il 1 gennaio 2005).     
Linee d’immersione e Plimsoll Mark
Tutte le navi devono essere dotate di un Certificato Internazionale di Bordo Libero - International Load Line Certificate rilasciato dal loro Flag State. In Italia il certificato viene rilasciato da uno degli Organismi Affidati (le Società di classifica- zione, generalmente il RINA), per conto dell’Amministrazione.

*   Intorno al 1870 le autorità britanniche decisero di permettere l'accesso ai propri porti solo alle navi che mostrassero sulle fiancate un segno convenzionale indicante il massimo carico ammissibile. Se il segno non era visibile perché immerso, era evidente il sovraccarico. Samuel Plimsoll fu il membro del parlamento britannico che patrocinò e riuscì ad ottenere l’approvazione dell’apposita legge.
** Dagli antichi termini francese Tonneau e inglese Tun o Ton, e dall’ancora corrente termine tedesco Tonne, con i quali venivano indicate delle grandi botti utilizzate per il trasporto del vino. Nel XIV secolo le navi che importavano vino dalla Spagna e del Portogallo venivano tassate in Inghilterra in base alla quantità di tali botti che potevano trasportare, da cui Tonnage (come dire “bottaggio”).  


International Convention on Tonnage Measurement of Ships (TONNAGE 1969) . Adottata il 23 giugno 1969, entrata in vigore il 18 luglio 1982. Ha introdotto un sistema uniforme a livello internazionale per la definizione e la determinazione della stazza (tonnage )** delle navi.
Come è noto, la stazza non è un dato tecnico da usare per scopi operativi come, per esempio, l’elaborazione del piano di carico o la determinazione del numero di passeggeri da imbarcare.  La  stazza è una misura  convenzionale utilizzata per la tassazione, i diritti portuali, le tariffe e i pedaggi ai quali la nave è assoggettata, e per indicarne la grandezza da un punto di vista le- gale come, ad esempio, per la determinazione della tabella d’armamento e per l’applicabilità di leggi o regole. In precedenza esistevano vari sistemi per calcolare la stazza, che potevano variare da un Paese all’altro, sempre però basati sulla misurazione del volume degli spazi interni della nave, espresso in Tonnellate di Stazza ( Register Tons ) di 100 piedi cubi (2,832 m 3). Il volume complessivo di tutti gli spazi costituiva la Stazza Lorda; detra- endo da questa il volume degli spazi non utilizzabili a scopo commerciale, come il locale apparato motore, i depositi del carburante, gli alloggi e i servizi per l’equipaggio, il ponte di comando, e quant’altro, si otteneva la Stazza Netta.  
La convenzione ora prevede che la stazza lorda e quella netta vengano calcolate separatamente, la prima in funzione del volume totale di tutti gli spazi interni della nave, la seconda in funzione del volume totale dei soli spazi per il carico, utilizzan- do apposite formule. Esse non rappresentano più dei volumi, ma solo dei valori convenzionali che costituiscono un indice di “grandezza” e di “capacità” commer- ciale della nave. Le espressioni Tonnellate di Stazza Lorda (TSL) – Gross Register Tons  (grt ) e Tonnellate di Stazza Netta (TSN)Net Register Tons (NRT) sono state abolite e sostituite rispettivamente da Stazza Lorda – Gross Tonnage = GT e Stazza Netta – Net Tonnage = NT.  
Tutte le navi devono essere dotate di un Certificato Internazionale di Stazza - International Tonnage Certificate rilasciato dai loro Flag States. In Italia la stazzatu- ra delle navi viene eseguita dai periti di uno degli Organismi Affidati, generalmente il RINA, per conto dell’Amministrazione che, in base ai loro calcoli, rilascia il Certificato.
I pedaggi per il transito dei Canali di Suez e di Panama sono determinati in base a una stazza speciale, calcolata secondo il sistema internazionale ma con formule modificate e una diversa definizione degli spazi interni, e annotata sui Suez Canal Tonnage Certificate (SCST – SC Special Tonnage ) e Panama Canal Tonnage Certificate (PC/UMS – Universal Measurement System Tonnage)*, di cui le navi che intendono, e possono, utilizzare queste vie d’acqua devono essere dotate. Questi certificati non sono prescritti per legge ( statutory ) e quindi non vengono rila- sciati dall’Amministrazione ma direttamente dalla Società di classificazione, per conto della Suez Canal Authority e, rispettivamente, della Panama Canal Authority.  

*   Intorno al 1870 le autorità britanniche decisero di permettere l'accesso ai propri porti solo alle navi che mostrassero sulle fiancate un segno convenzionale indicante il massimo carico ammissibile. Se il segno non era visibile perché immerso, era evidente il sovraccarico. Samuel Plimsoll fu il membro del parlamento britannico che patrocinò e riuscì ad ottenere l’approvazione dell’apposita legge.
** Dagli antichi termini francese Tonneau e inglese Tun o Ton, e dall’ancora corrente termine tedesco Tonne, con i quali venivano indicate delle grandi botti utilizzate per il trasporto del vino. Nel XIV secolo le navi che importavano vino dalla Spagna e del Portogallo venivano tassate in Inghilterra in base alla quantità di tali botti che potevano trasportare, da cui Tonnage (come dire “bottaggio”).  


NOTA: I profani dello shipping (landlubbers, terraioli, tuttologi, ecc.) credono (molto) spesso che la stazza lorda GT, ostinatamente ancora indicata come TSL, sia il peso della nave, cioè il suo  Dislocamento - Displacement.
Sarà quindi opportuno fornir loro qualche utile precisazione:  GT e NT sono valori convenzionali fissi, come già detto sono un indice di grandezza e di capacità commerciale della nave, un po’ come la “taglia” di un vestito. I valori del dislocamento e della portata sono invece variabili in funzione dell’immersione, ed essendo forze peso, sono espressi in tonnellate metriche di 1000 kg (t).  
La portata lorda, che è necessario conoscere per l’utilizzo commerciale della nave, è normalmente riferita all’immersione estiva risultante dal suo Certificato Internazionale di Bordo Libero (Tonnellate di Portata Lorda - TPL [alla marca E] – Summer Deadweight - SDW ) ed è il risultato della differenza fra il corrispondente dislocamento a nave carica e quello a nave scarica e asciutta (Peso netto = Peso lordo – Tara). Correttamente, nell’uso comune ci si riferisce alla GT (senza usare gli obsoleti termini TSL/grt) per tutte le navi mercantili in generale, e in particolare per quelle da passeggeri. Il SDW viene usato con riferimento alle navi da carico, soprattutto bulkcarriers e navi cisterna. E il Dislocamento (Standard) solo quando si parla di navi da guerra.    

* Nel 1928, Richard Hulliburton, di Brownsville, Tennesse (U.S.A.) attraversò a nuoto il Canale di Panama dall’Atlantico al Pacifico. Fu “stazzato” in base alla sua statura e peso, e pagò un pedaggio di 0,35 USD.  


La MARPOL 73/78 .
L’aumentata richiesta di petrolio dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (1939 – 1945) comportò un notevole incremento del suo trasporto via mare. Inoltre, le mutate condizioni politiche e socio economiche avvenute nell’Europa Orientale e nel Vicino Oriente, ebbero come conseguenza, per l’Europa, una forzata rinuncia alle tradizionali fonti di approvvigionamento del greggio nei porti russi e rumeni del Mar Nero, e un incremento fortissimo delle importazioni dal Medio Oriente e dal Golfo Persico verso l’Europa stessa e gli Stati Uniti, via Canale di Suez.   
Durante la guerra gli Stati Uniti avevano costruito oltre 500 petroliere della classe T2: a propulsione turboelettrica, con una portata lorda di circa 16k t (15.850 l/tons) su un pescaggio di 9,30 m (30’06”), e una stazza di 9.900 grt, erano navi versatili e affidabilissime. Diventarono la petroliera standard degli anni ‘40/50 del secolo scorso, largamente impiegate da tutte le compagnie petrolifere e da moltissime compagnie armatrici, sotto tutte le bandiere*. Furono il prototipo di un gran numero di petroliere costruite successivamente, prime fra tutte una serie da 28k t di portata lorda, costruite sempre negli Stati Uniti fra il 1948 e il 1950, per le quali fu coniato il termine di Super- tankers. Nella corsa alla costruzione di petroliere sempre più grandi si distinsero fin dall’inizio i cantieri navali giapponesi.
Vorrei qui fare un cenno a un nostro poco noto primato: Nel 1953 i Cantieri Riuniti dell’Adriatico (CRDA) di Trieste costruirono le prime grandi petroliere italiane, tre turbocisterne che, con le loro 32.200 tonnellate di portata lorda erano, all’epoca,  le più grandi navi da carico mai costruite in Europa. Avevano uno scafo stupendo [200,00 x 26,20 x13,90 m], robusto, elegante e marino, che fu il prototipo per quelli di un gran numero di petroliere dello stesso tonnellaggio costruite nei cantieri italiani negli anni successivi, per armatori italiani e stranieri.
Erano gli anni della ricostruzione dei tanti Paesi danneggiati o semidistrutti dagli eventi bellici, e del rinnovo della flotta mondiale, le dimensioni delle petroliere di nuova costruzione aumentavano rapidamente, grazie al continuo progresso tecnico nella co- struzione di scafi e apparati motore, e alla resa economica. Era la rinascita dopo i disastri della guerra, gli anni del cosiddetto miracolo economico, e dappertutto venivano costruite nuove raffineria e terminals per soddisfare la sempre crescente richiesta di prodotti petroliferi.  
Uno degli elementi determinanti nell’aumento delle dimensioni delle petroliere fu anche il peggiorare delle condizioni sociopolitiche nel Vicino Oriente. Il Canale di Suez era stato realizzato nel 1869, ed era di proprietà della Compagnie Universelle du Canal Maritime de Suez di Parigi, una società con capitale a maggioranza mista franco/inglese della quale, a suo tempo, il nostro ospite di oggi, il Barone Pasquale Revol- tella, era stato Vicepresidente e uno degli azionisti più importanti.   
Nel luglio del 1956 il Governo Egiziano nazionalizzò la Compagnia. Ne conseguì una breve guerra, dall’ottobre del 1956, quando UK, Francia e Israele attaccarono l’Egitto, al dicembre dello stesso anno quando, sotto la pressione delle Grandi Potenze, gli attaccanti dovettero ritirarsi. L’Egitto vinse così politicamente la guerra che aveva perso militarmente, rimanendo proprietario del Canale. La guerra causò la chiusura della via d’acqua dall’ottobre del 1956 all’aprile del 1957. Questa chiusura che, per la prima volta aveva provocato l’improvviso blocco e il dirottamento del traffico, costituì un “segnale d’allarme” per lo shipping internazionale, che indusse ad intensificare la co- struzione di navi di dimensioni e capacità di carico tali da rendere comunque più conveniente il periplo dell’Africa rispetto al transito del Canale di Suez, percorso certo più breve, ma gravato da fortissimi costi di pedaggio, limitato dal pescaggio massimo allora consentita in canale di 34’00” (10,35 m), e ormai poco affidabile a causa del continuo stato di tensione politica esistente nella zona. Infatti, una successiva e ben più lunga chiusura del Canale, a seguito della Guerra dei sei giorni, dal giugno del 1967 al giugno del 1975, eliminò praticamente per un decennio la disponibilità di quella via d’acqua per il  traffico mondiale.  
Un altro fattore che rese economicamente vantaggioso l’aumento delle dimen- sioni delle navi fu di carattere tecnico: Fino allora, per la propulsione delle grandi navi veniva utilizzata la turbina a vapore,  dato  che  all’epoca  i  motori  Diesel  non erano in  grado di erogare la potenza necessaria. Le cose cambiarono con l’introduzione della sovralimentazione, che consentì ai motori Diesel di sviluppare potenze pari a quelle delle turbine, a consumi e costi decisamente inferiori. Oggi le grandi navi da carico, in particolare le bulk-carriers e le petroliere, sono tutte azionate da motori Diesel lenti, a due tempi, sovralimentati (altri tipi di navi, come passeggeri, traghetti e alcune porta- containers, anche con Diesel veloci o con sistemi Diesel/elettrici, generalmente accoppiati a eliche a passo variabile o Azipod ) mentre la propulsione a vapore è ormai praticamente scomparsa. Caldaie ausiliarie, anche di grande capacità, esistono ancora a bordo delle petroliere, per la produzione del vapore necessario alla gestione del carico (turbopompe, riscaldamento, lavaggio e pulizia delle cisterne).  
L’aumento del numero di grandi e grandissime petroliere sembrava ormai non avere più limiti. Purtroppo però, aumentarono anche gli incidenti, con danni gravissimi all’ambiente marino, causati soprattutto dalle dimensioni delle navi coinvolte e dalle grandi quantità di petrolio, soprattutto greggio, sversato.   
Enorme impressione destò il disastro della TORREY CANYON, una turbocisterna di 120k tonnellate di portata lorda che, quasi al termine del suo viaggio dal Golfo Persico a Milford Haven (Galles) via Capo di Buona Speranza, si incagliò il 18 marzo 1967 sugli scogli delle Seven Stones, fra Land’s End e le Isole Shilly,  causando un catastrofico inquinamento di 180 km delle coste della Cornovaglia e 80 km di quelle della Bretagna.
Era evidentemente necessario intervenire al più presto a livello internazionale allo scopo di scongiurare o limitare al massimo il verificarsi di questi disastri. Uno dei primi provvedimenti presi fu, nel 1969, l’adozione da parte dell’IMO dell’ International Convention on Civil Liability for Oil Pollution Damage (CLC 1969) che aveva lo scopo di assicurare che adeguati indennizzi fossero disponibili per i danni da inquina- mento causati da sversamenti di idrocarburi ( oil ) dalle petroliere. La Convenzione attribuisce la responsabilità finanziaria al Proprietario ( Owner ), o alla Compagnia armatrice, della nave che ha causato l’inquinamento e stabilisce che tutte le petroliere debba- no essere assicurate per poter soddisfare interamente a tale responsabilità. Entrò in vigore nel 1975, ed è stata da allora frequentemente emendata e aggiornata come necessario.   

Alla copertura finanziaria degli indennizzi provvide, fin dal 1968, la Tanker Owners’ Voluntary Agreement on Liability for Oil Pollution (TOVALOP) . Dal 1997, sia le spese per gli indennizzi, sia quelle per le operazioni di disinquinamento e bonifica sono sostenute dall’ International Tanker Owners Pollution Federation (ITOPF), un’organizzazione no-profit su base mutualistica che ha sede a Londra, alla quale partecipano tutti i proprietari e le compagnie armatrici di petroliere attraverso i propri Protection and Idemnity Clubs (P&I) .  
Nel 2001 poi, l’IMO adottò un’analoga  International Convention on Civil Lia- bility for Bunker Oil Pollution Damage (BUNKER 2001) per i danni causati da sversamenti di olio combustibile da parte di qualsiasi tipo di nave, entrata in vigore nel 2008.

Ma il provvedimento principale fu la lunga e laboriosa elaborazione di una convenzione per la prevenzione dell’inquinamento dell’ambiente marino causato da tutte le navi, per cause sia accidentali che operative, la MARPOL, che fu adottata dall’IMO nel novembre del 1973. In seguito al  ripetersi di gravi incidenti causati da petroliere, fu elaborato un protocollo che venne adottato nel 1978. Dato che la convenzione del 1973 non era ancora entrata in vigore, essa venne unita con il Protocollo 1978, formando così la definitiva MARPOL 73/78 , che entrò in vigore, con i suoi Annessi I (Idrocarburi) e II (Liquidi nocivi alla rinfusa), il 2 ottobre 1983. Da allora, la convenzione è stata più volte emendata e aggiornata e, nel 1997 le è stato aggiunto un ulteriore protocollo.


MARIPOL 73/78                          

Prevention of Pollution From Ship  

 

E'  COMPOSTA DA 20 ARTICOLI DI PRESCRIZIONI GENERALI E DA 6 ANNESSI :
- ANNESSO I                 -  IDROCARBURI   
- ANNESSO ii                 -  LIQUIDI NOCIVI TRFASDPOETATI ALLA RINFUSA
- ANNESSO III               -  SOSTANZE PERICOLOSE TRASPORTATE IN COLLI
- ANNESSO IV               -  LIQUAMI
- ANNESSO V                -  RIFIUTI SOLIDI
- ANNESSO VI               -  INQUINANTI ATMOSFERICI


La MARPOL stabilisce delle regole che hanno lo scopo di prevenire e minimizzare inquinamenti di ogni tipo causato dalle navi, per cause sia accidentali che operative. Attualmente include sei Annessi.   

COMMENTO:
Annesso I: Documentazione: IOPP (International Oil Pollution Prevention Certificate), ORB I/II (Oil Record Book – Parts I & II).SOPEP (Shipboard Oil-Pollution Emergency Plan). – Scarico delle “acque oleose”, decantazione, filtraggio, contenuto massimo di idrocarburi, Aree Speciali, apparecchi di controllo, impianti di ricezione a terra ( termi- nals , cantieri). – Prescrizioni tecniche: Doppio scafo, SBT (Segregated Ballast Tanks), COW (Crude Oil Washing), IGS (Inert Gas System), Closed ullaging system.

N.B.: ORB I/II = Oil Record Book - Registro degli Idrocarburi – Parte I (Tutte le navi ≥400 GT): Machinery Space Operations - Operazioni in locale macchine; Parte II (Navi cisterna ≥ 150 GT): Cargo/Ballast Operations - Operazioni carico/zavorra.  
SOPEP = Shipboard Oil-Pollution Emergency Plan - Piano di emergenza di bor- do contro l’inquinamento da idrocarburi (Navi cisterna ≥ 150 GT – Navi da carico ≥ 400 GT).

Annesso II : Riguarda essenzialmente le navi chimichiere: – Documentazione: IPPCNLSB (International Pollution Prevention Certificate for Noxious Substances in Bulk ) – Manuale di esercizio. – Registro del carico. – Piano di emergenza compreso nel SOPEP. – Codice BCH-IBC ( International Code for the Construction and Equipment of Ships Carrying Dangerous Chemicals in Bulk ). – Classificazione delle sostanze no- cive (A,B,C,D). – Scarico dei residui, Aree Speciali.    
Annesso III : Codice IMDG (International Maritime Dangerous Goods) – Prescrizioni generali sulle norme di imballaggio, marcatura, etichettatura, documentazione, stivaggio a bordo, limitazioni della quantità trasportata.
Annesso IV : Impianti ritenzione e di trattamento a bordo. – Scarico in mare (Non tritati o disinfettati >12 nm, tritati o disinfettati con un sistema approvato >3 nm, trattati con un sistema approvato e certificato <3 nm).  
Annesso V : Nuova versione entrata in vigore 01.01.2013, molto restrittiva. Proibito lo scarico in mare di ogni rifiuto, tranne residui alimentari e residui di carico non nocivi per l’ambiente marino (non compresi in altri Annessi). Aree Speciali.  – Registro dei rifiuti. – Manuale di gestione dei rifiuti. – Placards .
Annesso VI : Sostanze che consumano l’ozono (Clorofluorocarburi = CFR – Spray, FREON12, tetracloruro): Proibizione. – Scarichi dei motori: Ossido di azoto (Nox) limi- tato, ogni motore certificato EIAPP (Engine International Air Pollution Prevention Certi- ficate ) e dotato di registro delle regolazioni e sostituzioni dei componenti. – Anidride solforosa (Sox) limitata, Aree Speciali SECA (Sox Emission Control Areas ) e ECA, qua- lità del combustibile, bunkeraggio campionato e certificato con BDN (Bunker Delivery Note ). – Gas dalle cisterne del carico: VOC (Volatile Organic Compounds Management Plan), VCS (Vapours Control System ). – Inceneritori di bordo: Materiali esclusi, regole particolari. – Energy Efficiency Measures : EEDI ( Energy Efficiency Design Index) e  SEEMP ( Ship Energy Efficiency Management Plan ).


 


La BWM 2004
Ma esistono altre forme di inquinamento dell’ambiente marino, non contemplate dalla MARPOL 73/78. Una delle più subdole è causata dall’acqua di mare nei depositi della zavorra delle navi, quando navigano senza carico a bordo
Nell'acqua di zavorra è sempre presente una certa quantità di microrganismi (batteri, microbi, piccoli invertebrati, uova e larve, alghe, spore). Dato che l’imbarco e il successivo sbarco della zavorra possono avvenire in località anche molto lontane tra loro, tali operazioni generano una migrazione di queste sostanze, causando squilibri negli ecosistemi e crescenti danni alla biodiversità. Infatti, le specie così trasferite possono sopravvivere nell’ambiente ospitante, riprodursi e proliferare, provocando una bio-invasione di specie aliene nelle zone in cui la zavorra viene scaricata, competendo con gli organismi locali, danneggiandoli o distruggendoli, con conseguenti gravi danni all’ecosistema, all’economia e alle condizioni sanitarie.
Questi effetti potrebbero essere devastanti nel lungo periodo a causa del costante aumento del traffico marittimo mondiale. Dati recenti dimostrano che il tasso di invasione biologica sta crescendo in modo allarmante e che sempre più zone ne sono soggette. Per avere un'idea delle enormi quantità in gioco, basti pensare che una petroliera SUEZMAX da 160 k t di portata lorda, del tipo di quelle che scaricano normalmente qui alla SIOT, per poter navigare scarica in normali condizioni di sicurezza /assetto, stabilità, sollecitazioni scafo, visibilità dal ponte di comando) deve avere a bordo circa 55k t di acqua di zavorra. La diffusione di Aquatic Invasive Species (AIS) è ora considerata come una delle più gravi minacce all’ecologia e all’economia del pianeta.
L’IMO ha affrontato il problema fin dall’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, emanando una serie di appropriate norme e direttive. Attualmente si applica norme contenute nella Risoluzione  A.868(20) del 27 novembre 1997 – Guidelines for the control and management of ships' ballast water to minimize the transfer of harmful aquaticEsse preve l and management of ships ’ ballast water to minimize the transfer of harmful aquatic organisms and pathogens.  
Esse prevedono, tra l’altro:
- Il cambio integrale della zavorra in corso di navigazione, in acque profonde (>200 m), possibilmente oceaniche, alla massima distanza possibile da terra (>50 nm).
- L’eventuali installazione a bordo e l’uso di sistemi e dispositivi per il trattamento de le acque di zavorra (filtraggio, disinfezione, trattamento termico, raggi ultravioletti, ecc.
- L'esistenza a bordo di un Ballast Water Management Manual , specifico per la nave, contenente tutti i dati tecnici e le istruzioni per poter procedere al trattamento    della zavorra e al suo cambio in condizioni di sicurezza.  
- La registrazione di tutte le operazioni relative all’imbarco, cambio e sbarco della zavorra e la compilazione di un apposito Ballast Reporting Form da esibire, a    richiesta, alle Autorità Marittime dei Port States .
- La possibilità di poter procedere alla campionatura dell’acqua di zavorra prima del suo sbarco.
Alcuni Stati hanno promulgato leggi che rendono obbligatorio il controllo e la gestione dell’acqua di zavorra secondo quanto previsto dalla Risoluzione A.868(20) per tutte le navi che approdano nei loro porti; tra questi, l’Australia, il Brasile, il Canada, la Norvegia, gli U.S.A.  
Infine, il 13 febbraio 2004 l’IMO ha adottato la International Convention for the Control and Management of Ships’ Ballast Water and Sediments  (BWM 2004), la cui procedura di ratifica da parte di almeno 30 Stati rappresentanti il 35% della stazza mondiale non è ancora stata completata. La sua entrata in vigore dovrebbe comunque essere ormai imminente.

BWM 2004     
International Convention for the Control and Management  of Ships Ballast Water and Sediments    
                    
Comprende un Regolamento di 5 Sezioni e 2 Appendici     

SEZ . A  -  CONDIZIONI GENERALI.  
SEZ . B -  PRESCRIZIONI PER LE NAVI PER LA GESTIONE E IL CONTROLLO DELLA ZAVORRA.
SEZ . C -  PRESCRIZIONI SPECIALI IN CERTE AREE.
SEZ . D - STANDARDS PER LA GESTIONE DELLE ACQUE DI ZAVORRA.
SEZ . E - PRESCRIZIONI PER LA CERTIFICAZIONE E LE VISITE PER LA GESTIONE DELLE ACQUE DI  ZAVORRA.
APP . I  - INTERNATIONAL BALLAST MANAGEMENT CERTIFICATE (form).
APP . II - BALLAST WATER RECORD BOOK (form ).  


COMMENTO:
A – Definizioni ( International , applicabilità, esenzioni, misure equivalenti). Violazioni.   
B – 1: Ballast Water Management Plan (approvato); 2: Ballast Water Record Book; 3: Applicabilità di un piano di gestione della zavorra secondo gli standards in D.2; 4: Cambio della zavorra; 5: Gestione dei sedimenti; 6: Doveri di Ufficiali e equipaggio.
C – 1: Promulgazione di misure addizionali; 2: Avvisi riguardanti l’imbarco della zavorra in certe aree e relativa notifica all’IMO e a Paesi eventualmente interessati; 3: Diffusio- ne delle informazioni.
D – 1: Standards del cambio zavorra (almeno 95%; pumping-through almeno tre volte il volume d’acqua da cambiare); 2: Standard del piano di gestione della zavorra (numero e limitazione dei microrganismi);  3: Approvazione del piano di gestione della zavorra; 4: Prototipi di tecnologie per il trattamento della zavorra (esenzione dagli standards ); 5: Revisione degli standards da parte dell’IMO.
E – 1: Visite; 2: Rilascio e vidimazione dell’ International Ballast Water Management  Certificate; 3: Idem da un altro Paese (non il Flag State ); 4: Riferimento all’App. I; 5: Durata e validità del Certificato.
App. I –  Modello dell’ International Ballast Water Management Certificate.
App. II – Modello del Ballast Water Record Book.



- L’AFS 2001
Diamo ancora una breve occhiata alla normativa riguardante l’uso delle pitture antivegetative per le carene delle navi:  
L’opera viva delle navi, di qualsiasi materiale siano esse costruite (acciaio, legno o vetroresina) deve essere trattata con delle pitture cosiddette antivegetative (anti-fouling coat ) per impedire o ritardare al massimo l’attecchimento e la crescita sulla superficie di carena di organismi marini come alghe e molluschi, in particolare balàni o denti di cane, incrostandole e causando una diminuzione anche notevole di velocità, e un aumento dei consumi di combustibile e delle relative emissioni.
Le pitture antivegetative tradizionali avevano un contenuto più o meno alto di sostanze biocìde di tali organismi, come calce, pece o arsenico, fino a quando, nella seconda metà del secolo scorso, furono immesse sul mercato delle pitture basate su componenti metallici, risultate molto più efficaci e durature. Questi componenti si dissolvono lentamente nell’acqua di mare, eliminando i molluschi e gli altri organismi che si sono attaccati allo scafo.  
Studi successivi hanno però dimostrato che uno dei più efficaci di questi componenti, lo Stagno Tributile Tri-Butyl Tin (TBT) persiste nell’acqua di mare e ne danneggia la biologia in modo grave, passando possibilmente anche nella catena alimentare.  
L’IMO riconobbe l’importanza del problema fin dal 1989, emanando una serie di risoluzioni del suo MEPC che chiedevano agli Stati membri di proibire l’uso del TBT nelle pitture antivegetative applicate alle proprie navi, e il 5 ottobre 2001 adottò l’ International Convention on the Control of Harmful Anti-fouling Systems on Ships (AFS 2001) , entrata in vigore il 17 settembre 2008.    

La Convenzione prevede:

- Il divieto assoluto di usare pitture antivegetativa contenenti TBT o qualsiasi altro componente a base di stagno;
- L’obbligo per le Amministrazioni dei Flag States di rilasciare alle proprie navi un Certificato internazionale del sistema antivegetativo International Anti- fouling System Certificate (AFC) in base a una visita iniziale, eseguita prima dell’entrata in servizio della nave, contenente i dettagli del sistema antivegetativo applicato. Il certificato deve essere aggiornato ad ogni successiva applicazione in occasione  delle operazioni periodiche di carenamento. Per le navi italiane, il certificato viene rilasciato e aggiornato da uno degli Organismi Affidati, per conto dell’Amministrazione.
- L’approvazione e la registrazione dei sistemi antivegetativi applicati alle proprie na- vi da parte dalle Amministrazioni dei Flag States.  
- L’istituzione di un “gruppo tecnico” permanente presso l’MEPC per la valutazione, la revisione e l’eventuale proibizione di nuove sostanza proposte per essere utilizzate nei sistemi antivegetativi.  
- Il regolare aggiornamento, quando e come necessario, dell’elenco dei sistemi antivegetativi proibiti contenuto nell’Annesso 1 della Convenzione.  

       Attualmente, il più diffuso ed efficace componente delle pitture antivegetative è il rame. È, in un certo senso, un ritorno agli antichi metodi. Infatti, nel passato, la carena delle navi in legno veniva rivestita con una sottile lamina di rame, del quale, evidentemente, erano ben note le qualità di biocida degli organismi marini indesiderati.                         




- La STCW 1978/2010
Tradizionalmente, l’addestramento e il rilascio dei titoli professionali del personale navigante adibito alla tenuta della guardia a bordo delle navi erano regolati da norme emesse dai Governi dei vari Paesi marittimi. Benché basati su consolidate pratiche marinaresche e su gloriose tradizioni, gli standards e le procedure variavano spesso notevolmente da un Paese all’altro. Ciò comportava inconvenienti e conseguenze sulla gestione della sicurezza, anche a causa della crescente disponibilità sul mercato del lavoro dello shipping, di un gran numero di marittimi provenienti da Paesi in via di sviluppo, e all’istituzione, da parte dei più importanti Flag States, di Registri Internazionali di navi armate spesso con equipaggi di origine eterogenea.  
La International Convention on Standards of Training, Certification and Watchkeeping for Seafarers (STCW 1978), adottata dall’IMO il 7 luglio 1978 e entrata in vigore il 28 aprile 1984, è stata la prima a stabilire dei requisiti di base comuni per tutti i Paesi, per l’addestramento, la certificazione e la tenuta della guardia del personale navigante.
La Convenzione e i relativi Codici A e B, sono stati successivamente aggiornati con gli Emendamenti del 1995 e con quelli del 2010 (Manila Amendments).  


STCW 1978/2010                                                   
Standards of Training Certification and Watchkeeping  

Cap. I       - DISPOSIZIONI GENERALI (Regole I/1 - I/15).
Cap. II      - COMANDANTE E SEZIONE COPERTA (Regole II/1 - II/5).
Cap. III    - SEZIONE MACCHINA (Regole III/1 - III/7).
Cap. IV    - RADIOCOMUNICAZIONI E RADIO OPERATORI (Regole IV/1 - IV/2).
Cap. V      - ADDESTRAMENTO SPECIALE DEL PERSONALE PER ALCUNI TIPI DI NAVE (Regole V/1 - V/2).
Cap. VI     - MANSIONI DI EMERGENZE , SICUREZZA DEL LAVORO , SECURITY, ASSISTENZA MEDICA , SOPRAVVIVENZA (Regole VI/1 - VI/6).
Cap. VII    - CERTIFICAZIONE ALTERNATIVA (Regole VII/1 - VII/3).
Cap. VIII  - TENUTA DELLA GUARDIA (Regole VIII/1 - VIII/2).
Codice A   - STANDARDS DELLE REGOLE (Cap. I - VIII – Sez. A-I/ - A-VIII/ ).
Codice B   - GUIDA PER L ’APPLICAZIONE (Cap. I - VIII – Sez. B-I/ - B-VIII/ ).


COMMENTO:
La Convenzione comprende 8 capitoli (I-VIII), suddivisi in Regole, e due Codici, A e B, suddivisi in Sezioni.
- Capitolo I –  (Regole I/1 ÷ I/15) : Definizioni, certificazione, disposizioni nazionali dei vari Paesi, ecc.
- Capitolo II – II/1: Ufficiale di Navigazione su navi superiori a 500 GT; II/2 : Com.ti e 1UC su navi superiori a 500 GT (superiori a 3000 GT, oppure tra 500 GT e 3000 GT);
II/3 : Ufficiali e Com.ti su navi inferiori a 500 GT (lungo corso oppure viaggi costieri); II/4 : Comuni di guardia su navi superiori 500 GT; II/5 : Marinai qualificati su navi supe- riori a 500  GT .
- Capitolo III – Regola III/1 : Ufficiale di guardia in LAM presidiato, o Ufficiale di servizio in condizioni UMS; III/2 : DM e 1UM su navi con propulsione superiore a 3000 kW; III/3 : DM e 1UM su navi fra 750 kW e 3000 kW; III-4: Comuni di guardia in LAM presidiato o con compiti in condizioni UMS su navi superiori a 750 kW; III/5 : Comuni di macchina qualificati su navi superiori a 750 kW, III/6 : Ufficiali elettrotecnici; III/7: Comuni elettricisti.
- Capitolo IV – IV/1 : Applicabilità al GMDSS; IV/2 : Operatori radio GMDSS.
- Capitolo V – V/1-1: Petroliere e chimichiere; V/1-2: Gasiere; V/2 : Navi da passeggeri.  
- Capitolo VI – VI/1 : Addestramento di base; VI/2 : Mezzi di salvataggio; VI/3 : Antincen- dio avanzato;  VI/4 : Pronto soccorso - Assistenza medica; VI/5 : Ship Security Officer ; VI/6 : Security per tutti.
- Capitolo VII – (Regole VII/1 ÷ VII/3) : Certificazione alternativa da parte di alcuni Stati Contraenti: Standards stabiliti dalla Convenzione.
- Capitolo VIII – VIII/1 : Idoneità al servizio; VIII/2 : Disposizioni e principi da osservare.


Convenzione STCW :
CAPITOLO II Comandante e sezione coperta.
Regola II/1 Requisiti minimi obbligatori per la certificazione di ufficiali responsabili di una guardia di navigazione su navi di GT 500 o maggiori.

Codice STCW A
(Obbligatorio) :

CAPITOLO II Standards riguardanti il comandante e la sezione coperta.
Sezione A-II/1 Requisiti minimi obbligatori per la certificazione di ufficiali responsabili di una guardia di navigazione su navi di 500 GT o maggiori.

Codice STCW B  (Facoltativo) :

CAPITOLO II Guida riguardante il comandante e la sezione coperta.
Sezione B-II/1 Guida riguardante la certificazione di ufficiali responsabili di una guardia di navigazione su navi di GT 500 o maggiori.   


- Codice A – Contiene i dettagli degli standards obbligatori riguardanti le disposizioni della Convenzione STCW. Le sue Sezioni hanno la stessa numerazione delle relative Regole, precedute dalla lettera A. La conformità al Codice A è obbligatoria.
- Codice B – E’ la guida raccomandata riguardante le disposizioni della Convenzione STCW. Le sue Sezioni hanno la stessa numerazione delle relative Regole, precedute dalla lettera B. L’osservanza di quanto disposto dal Codice B è facoltativa.

NOTA – Ore di lavoro e di riposo a bordo: Lo standard A-VIII/1 prescrive che tutti i membri dell’equipaggio devono usufruire dei seguenti periodi di riposo:
• Un minimo di 10h in un periodo di 24h, suddivise in non più di 2 periodi, uno dei quali di almeno 6 ore, con intervalli tra periodi consecutivi non superiori a 14 ore.  
• 77h in un periodo di 7 giorni consecutivi.
Norme analoghe sono contenute nello standard A2.3 della MLC 2006, che esamine- remo in seguito, e nel Decreto Legislativo 27 maggio 2005, n.108.  
L’applicazione di queste norme si è rivelata spesso difficile, e talvolta impossibile, soprattutto per quanto riguarda i Comandanti e gli Ufficiali di grado più elevato.  






- La MLC 2006
L’International Labour Organization (ILO) fu fondata nel 1919, con lo scopo di tutelare le condizioni di lavoro e la sicurezza sociale dei lavoratori di tutti i Paesi del mondo. Diventò un’Agenzia Specializzata delle Nazioni Unite nel 1946. Fin dalla sua fondazione, l’ILO ha promulgato e messo in opera un gran numero di convenzioni e ri- soluzioni a tutela, in particolare, dei diritti dei lavoratori del mare e, il 7 febbraio 2006 ha adottato la Maritime Labour Convention (MLC 2006) , entrata in vigore in campo in- ternazionale il 20 agosto 2013. La convenzione, redatta di concerto e con la partecipa- zione dell’IMO, rappresenta un testo unico delle disposizioni esistenti, dato che incor- pora ben 37 convenzioni promulgate dall’ILO tra il 1920 e il 1996. L’MLC 2006 è stata definita dalla Sig.ra Rosalie Balkin, Vice-Segretario Generale dell’ILO, come il “quarto pilastro ” della regolamentazione della sicurezza nel campo dello shipping internaziona- le, assieme alla SOLAS, alla MARPOL e alla STCW.
La Convenzione tratta argomenti come l’arruolamento, gli orari di lavoro e di ri- poso, gli alloggi e le dotazioni ricreative, l’alimentazione e il servizio mensa, la tutela della salute, l’assistenza medica, la sicurezza e la previdenza sociale, e prescrive a- dempimenti sia per i Flag States , sia per i Port States . I Flag States devono confor- mare la loro legislazione marittima alle norme stabilite nella Convenzione e devono ac- certarsi e certificare che le navi e le compagnie armatrici ottemperino a quanto previsto dalla Convenzione e dalle leggi nazionali. Le navi devono quindi essere dotate di un Maritime Labour Certificate per la conformità alle regole della Convenzione, integrato da una Declaration of Maritime Labour Compliance che elenca, nella sua prima par- te, le prescrizioni nazionali in materia, e nella sua seconda parte le disposizioni e le procedure stabilite dalla Compagnia armatrice (SMS) per assicurare che esse vengano regolarmente applicate. Questi documenti vengono rilasciati dall’Amministrazione, do- po aver eseguito le verifiche e gli accertamenti  prescritti, anche in collaborazione con il competente Organismo Affidato. I Port States , dal canto loro, hanno l’obbligo di control- lare, in sede di PSC, la corretta applicazione della Convenzione a bordo delle navi straniere che vi approdano e la conformità della relativa documentazione.
La MLC 2006 consiste di 16 articoli di prescrizioni generali, e del Codice, suddiviso in 5 Titoli.  

MLC 2006
Maritime Labour Convention

- TITOLO 1   - REQUISITI MINIMI DEL PERSONALE NAVIGANTE. REGOLE 1.1 - 1.4
- TITOLO 2   - CONDINZIONI D'IMPIEGO. REGOLE 2.1 - 2.8.
- TITOLO 3  - ALLOGGI, STRUTTURE E DOTAZIONI RICREATIVE A BORDO - VITTO E SERVIZIO MENSA. REGOLE 3.1 - 3.2
- TITOLO 4  - SALUTE, BENESSERE E SICUREZZA SOCIALE. REGOLE 4.1 - 4.5
- TITOLO 5   - CPNFORMITA' E APPLICAZIONE. REGOLE 5.1 - 5.3


COMMENTO:  
Titolo 1 – 1.1: Età minima; 1.2: Idoneità fisica; 1.3: Addestramento e certificazione; 1.4: Reclutamento e collocamento.
Titolo 2 – 2.1: Contratto di arruolamento (SEA = Seamen Engagement Agreement); 2.2: Salario; 2.3: Ore di lavoro riposo; 2.4: Ferie e franchigie; 2.5: Rimpatrio; 2.6: Rim- borsi in caso di perdita/affondamento nave; 2.7: Tabella d’armamento; 2.8: Sviluppo della carriera e delle capacità, opportunità d’impiego. Titolo 3 – 3.1: Alloggi e installazioni/ricreative; 3.2: Vitto e servizio mensa.
Titolo 4 – 4.1: Assistenza medico/sanitaria; 4.2: Responsabilità della Compagnia armatrice; 4.3: Ambiente di lavoro, prevenzione degli infortuni; 4.4: Servizi sociali nei porti (Seamen’s Clubs , centri di assistenza, attività sportive, ecc.); 4.5: Previdenza sociale.
Titolo 5 – 5.1 Responsabilità dei Flag States (5.1.5: Reclami); 5.2: Responsabilità dei Port States ; 5.3: Responsabilità delle organizzazioni di reclutamento.


TITLE 1. MINIMUM REQUIREMENTS FOR SEAFARERS TO WORK   ON A SHIP

Regulation 1.1 – Minimum age
Purpose: To ensure that no under-age persons work on a ship
1. No person below the minimum age shall be employed or engaged or work on a ship.
2 .  …
Standard A1.1 – Minimum age
1. The employment, engagement or work on board a ship of any person under the age of 16 shall be prohibited.
2.  ...
Guideline B1.1 – Minimum age
1. When regulating working and living conditions, Members should give special attention to the needs of young persons under the age of 18.
2.  ...  


Ogni titolo comprende sia le regole applicabili, sia gli standards (A) da applicare obbligatoriamente e la  guida all’applicazione (B) facoltativa.          


    
- PORT STATE CONTROLS (PSC)
Il PSC è l’ispezione di navi straniere da parte dei Port States, allo scopo di verificare che la qualificazione del comandante, degli ufficiali e dell’equipaggio, e le condizioni della nave e delle sue dotazioni siano conformi alle prescrizioni delle convenzioni internazionali, e che la nave sia equipaggiata e condotta in ottemperanza con le leggi vigenti, come previsto dalla SOLAS 74/78 - I/19 e XI-1/4.
Questa procedura è stata introdotta essenzialmente per ovviare alle inadempienze di alcuni Flag States, soprattutto quelli delle cosiddette flags of convenience che delegano i loro doveri di controllo e certificazione a Recognized Organizations (RO), generalmente delle Società di Classificazione non particolarmente note per competenza e professionalità, e per favorire la progressiva eliminazione delle navi substandard.
Il sistema dei PSC è regolato da accordi internazionali fra gruppi di Stati, sotto il patrocinio dell’IMO. Il primo di tali Memoranda of Understanding fu stipulato a Parigi nel 1982 (Paris MoU). Ad esso aderiscono attualmente 26 Stati europei e il Canada ed è regolamentato dalla UE e controllato attraverso l’EMSA. Al Paris MoU fecero seguito negli anni successivi altri accordi, come il Tokyo MoU (Oceano Pacifico), il Viña del Mar MoU (Sud e Centro America), il Caribbean MoU, ed altri. Gli U.S.A. non aderiscono ad alcun MoU, ma la USCG ispeziona regolarmente le navi straniere secondo un proprio sistema di PSC.   

La procedura in seguito  descritta è quella prevista dal Paris Memorandum of Understanding (ParisMou), aggiornata dalla Direttiva 2009/16/CE, che ha introdotto, dal 1 gennaio 2011, un nuovo regime d’ispezione (New Inspection Regime - NIR) che ha come obiettivo il controllo di tutte le navi che approdano in porti o ancoraggi della regione ParisMoU nel suo complesso (anziché il precedente obiettivo di 25%). I rapporti delle ispezioni vengono registrati nel sistema informatico Thetis gestito dall’EMSA, disponibile per ricerca e aggiornamento 24h 7/7 a tutti gli Stati membri del ParisMoU.   





 
 

La normativa italiana prescrive che le compagnie d’armamento devono inviare all'Amministrazione (Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera – 6° Reparto - Sicurezza della Navigazione – Roma), copia di tutti i rapporti delle ispezioni di PSC alle quali sono state sottoposte le proprie navi, dai quali risultino deficienze, anche se non ne hanno comportato la detenzione.
  


- CENNI SULLA NORMATIVA COMUNITARIA E NAZIONALE
Il Consiglio e il Parlamento dell’Unione Europea promulgano Direttive e Regolamenti contenenti  le norme comunitarie destinate ad entrare a far parte della legislazione degli Stati Membri. Molti di essi riguardano la sicurezza dello shipping e la tutela dell’ambiente marino, e sono generalmente conformi alla regolamentazione internazionale (SOLAS, MARPOL, STCW, ecc.) o la rendono ulteriormente più severa e restrittiva. Vorrei citare, a solo titolo di esempio:

Direttiva 2000/59/EC – Istituisce l’obbligo per tutte le navi in servizio o in navigazione tra i porti dell’Unione europea, a parziale modifica di quanto previsto dagli Annessi I, IV e V della MARPOL 73/78, di sbarcare in appositi impianti di terra allo scopo istituiti, tutti i rifiuti e i residui del carico esistenti o prodotti a bordo, dandone preventiva comunicazione alle autorità del porto di destinazione.
Direttiva 2002/59/CE
– Istituisce il sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale SafeSeaNet (SSN).
Direttiva 2005/33/EC
– Rende più stringenti le norme dell’Annesso VI della MAR- POL 73/78 sulle emissioni di anidride solforosa (Sox) dalle navi ormeggiate o all’ancora nei porti dell’Unione europea, limitandone il contenuto a <0,1% in volume.
Direttiva 2005/35/EC
– Allo scopo di prevenire l’inquinamento da idrocarburi o da liquidi nocivi, prescrive che vengano rigorosamente rispettate le norme contenute e le procedure descritte negli Annessi I e II della MAPOL 73/78.
Regolamento 336/2006/CE
- Attuazione nella Comunità del codice internazionale di gestione della sicurezza (Codice ISM).


      Nel 2002 l’UE ha istituito la European Maritime Safety Agency
(EMSA), con il compiti di fornire agli Stati Membri e alla Commissione tutta l’assistenza tecnica e scientifica necessaria per:

• applicare appropriatamente la legislazione comunitaria nel campo della sicurezza della navigazione e della prevenzione dell’inquinamento da navi;
• controllarne l’implementazione;
• valutare l’efficacia delle misure esistenti;
• gestire il sistema di monitoraggio del traffico SafeSeaNet
(SSN);  
• gestire il servizio informatico Thetis dei PSC ;
• fornire, a richiesta, mezzi operativi e assistenza tecnica e scientifica per coadiuvare gli Stati Membri e la Commissione nei loro interventi in caso di inquinamento.  


      Fanno parte dell’EMSA funzionari ed esperti delle Amministrazioni di tutti gli Stati Membri. La sua sede è a Lisbona.   

      La normativa nazionale degli Stati Membri, oltre che con le Convenzioni internazionali, è in conformità anche con le direttive e i regolamenti dell’Unione Europea.   

Quella italiana, in particolare, è tradizionalmente ricca e completa. Ricordiamo brevemente:

- il R.D. 30.3.1942, n. 327 - Codice della Navigazione, e  
- il D.P.R. 15.2.1952, n.328
- Regolamento per l’esecuzione del C.d.N.

Queste leggi sono state spesso modificate nel corso degli anni, per mantenerle adeguatamente aggiornate.  Per esempio, le loro parti riguardanti i titoli professionali marittimi sono state praticamente riscritte sulla base delle più recenti prescrizioni della STCW in materia, e ancora, fra le più importanti:

- L. 5.6.1962, n. 616 - Sicurezza della navigazione,
- L. 31.12.1982, n. 979
- Disposizioni per la difesa del mare,
- D.P.R. 8.11.1991, n. 435
- Regolamento di sicurezza, - D.Lvo. 6.11.2007, n. 201 - Normativa sulla sicurezza e la salute dei lavoratori marit- timi a bordo delle navi mercantili e da pesca nazional

 



PARTE SECONDA


LA GESTIONE DELLA SICUREZZA SECONDO IL CODICE ISM

Abbiamo detto che la sicurezza  delle navi deve essere garantita da un Sistema di Gestione della Sicurezza – Safety Management System (SMS) messo in atto congiuntamente dal personale di bordo e da quello della Compagnia armatrice, con pari autorità e responsabilità.  
Il sistema è prescritto dal Capitolo IX della SOLAS 74/78, e deve essere conforme agli standards contenuti nell’ International Safety Management Code (Codice ISM)
adottato dall’IMO con la sua Risoluzione A.741(18) del 3 novembre 1993, e suoi successivi  emendamenti.  

International Safety Management Code (ISM Code)        
SOLAS 74/78 - IX/1.1 – Resolution A.741(18), as amended.

Part A - IMPLEMENTATION:
 1. General - Safety Management System (SMS).
 2. Safety and Environmental Protection Policy.
 3. Company Responsibilities and Authority.
 4. Designated Person(s).
 5. Master’s Responsibility and Authority.
 6. Resources and Personnel.
 7. Development of Plans for Shipboard Operations.
 8. Emergency Preparedness.
 9. Reports and Analysis of Nonconformities and Accidents.
10. Maintenance of the Ship and Equipment.
11. Documentation.
12. Company Verification, Revierw and Control.

Part B - CERTIFICATION AND VERIFICATION
13. Certification and Periodical Verification.
14. Interim Certification.
15. Verification.
16. Forms of Certificates.


           Il Codice ISM ha dimensioni modeste; esso non contiene dettagliate procedure o istruzioni su come gestire la sicurezza, ma soltanto gli standards ai quali tali procedure debbono soddisfare. È compito della Compagnia armatrice elaborare un proprio SMS, basato su buone pratiche correnti, legislazione in vigore, situazione già in atto e precedenti esperienze.  

            La Parte A
del Codice contiene gli standards per la sua Implementazione :
            Nella Sezione 1
, l’SMS viene definito come
- (1.1.4)
. un sistema strutturato e documentato tale da permettere al personale della Compagnia di mettere efficacemente in pratica la sua politica di sicurezza e di prote- zione dell’ambiente marino.               
            La Compagnia viene definita come:
- (1.1.2)
il Proprietario della nave o qualsiasi altra Organizzazione o Persona, come un gestore o un noleggiatore a scafo nudo, che ha assunto la responsabilità per l’operatività della nave dal Proprietario e che, nell’assumere tale responsabilità, ha ac- cettato di prendere su di sé tutti i doveri e le responsabilità prescritte dal Codice.  
            Gli obiettivi dell’SMS (1.2) sono:
- (1.2.1)
garantire la sicurezza in mare, prevenire infortuni e perdite di vite umane, evi- tare danni all’ambiente, particolarmente a quello marino, e alla proprietà.  
- (1.2.2)
Questi obiettivi devono prevedere, fra l’altro:
1. l’applicazione dei migliori standards nell’operatività delle navi e un ambiente di lavoro sicuro;
2. la valutazione di tutti i rischi identificabili per la nave, il personale e l’ambiente e la predisposizione di apposite misure di sicurezza ;
3. il continuo miglioramento dell’abilità di gestione della sicurezza da parte del personale di terra e di bordo, compresa la preparazione per fronteggiare emergenze relative sia alla sicurezza sia alla protezione dell’ambiente.  
- L’SMS deve assicurare (1.2.3):
1. la sua conformità alle norme e ai regolamenti prescritti, e  
2. che siano tenuti in debito conto tutti gli appropriati codici, guide e standards rac- comandati dall’Organizzazione (IMO), dalle Amministrazioni, dalle Società di clas- sificazione e dalle organizzazioni industriali marittime.  

            La Sezione 2
prescrive che la Compagnia deve istituire una politica della sicurezza e della tutela dell’ambiente che stabilisca come gli obiettivi dettagliati al paragrafo (1.2) possano essere raggiunti. La Compagnia si deve assicurare che la politica sia messa in atto e mantenuta a tutti i livelli della sua organizzazione, sia a bordo che a terra.  
            La Sezione 3
prescrive che la Compagnia deve definire e documentare l’autorità, le responsabilità e le interrelazioni di tutto il proprio personale che gestisce, esegue e verifica le attività che attengono alla sicurezza e alla prevenzione degli inquinamenti. Essa ha la responsabilità di assicurare che adeguate risorse e supporti da ter- ra siano disponibili per mettere in grado la persona o le persone designate di eseguire le funzioni loro assegnate.

            La Sezione 4
prescrive che, allo scopo di permettere la sicura operatività di ogni nave e per stabilire un contatto tra la Compagnia e il personale a bordo, ogni Compagnia deve designare una persona, o persone, a terra, che abbia diretto accesso ai più alti livelli dirigenziali. La responsabilità e l’autorità della Persona Designata a Terra - Designated Person Ashore (DPA) deve includere il monitoraggio degli aspetti di sicurezza e di prevenzione dell’inquinamento delle operazioni di ogni nave, e il controllo che siano sempre disponibili adeguate risorse e supporti da terra, come necessario ;  

            La Sezione 5
prescrive (5.1) che la Compagnia deve chiaramente definire e documentare le responsabilità del Comandante per quanto riguarda :
1. implementare la politica di sicurezza e di protezione dell’ambiente della Compagnia;
2. motivare l’equipaggio nell’osservare questa politica;
3. impartire appropriato ordini e istruzioni in modo semplice e chiaro;
4. verificare che ne vengano osservati gli specifici requisiti; e 5. verificare periodicamente l’SMS, riportandone ogni deficienza alla dirigenza di terra .     
(5.2) La Compagnia si deve assicurare che l’SMS in funzione a bordo contenga una chiara dichiarazione che sottolinei l’autorità del Comandante. La Compagnia deve di- chiarare nell’SMS, che il Comandante ha la overriding authority and responsibility
di prendere decisioni autonome riguardo alla sicurezza e alla prevenzione dell’inquinamento e di richiedere l’assistenza della Compagnia in caso di necessità.  

            La Sezione 6
prescrive che la Compagnia deve provvedere ad un’adeguata gestione del personale, sia a bordo che a terra, in conformità con tutte le regole nazionali e internazionali vigenti, e al suo appropriato addestramento. In particolare, la Compagnia si deve accertare che il personale di bordo sia capace di comunicare effettivamente nell’esecuzione delle proprie mansioni relative all’SMS. Allo scopo, la Compagnia deve designare una lingua di lavoro ( Working Language ) valida per tutta la propria organizzazione.

            La Sezione 7
prescrive che la Compagnia deve stabilire procedure, piani e istruzioni per le principali operazioni di bordo attinenti alla sicurezza del personale, e la protezione della nave e dell’ambiente. I vari compiti devono essere definiti e affidati a personale qualificato.    

            La Sezione 8
prescrive che la Compagnia deve
- (8.1) identificare potenziali situazioni di emergenza a bordo, e deve stabilire delle procedure per fronteggiarle;
- (8.2) stabilire dei programmi di esercitazioni (sia a bordo che a terra)  per prepararsi alle azioni di emergenza.
- (8.3) Il SMS deve comprendere misure tali da garantire che l’organizzazione della Compagnia sia in grado, in ogni momento, di rispondere a pericoli, incidenti e situazioni di emergenza che coinvolgano le proprie navi.

            La Sezione 9
prescrive che
- (9.1) L’SMS deve includere procedure tali da consentire che le non conformità, gli incidenti e le situazioni pericolose vengano segnalate alla Compagnia, investigate e analizzate, allo scopo di migliorare la sicurezza e la prevenzione dell’inquinamento.
- (9.2) La Compagnia deve stabilire procedure per la messa in atto di azioni correttive, comprese le misure necessarie per prevenirne il ripetersi (Incident Investigations
).

            La Sezione 10
prescrive che  
- (10.1) La Compagnia deve stabilire delle procedure per assicurare che la nave sia mantenuta conformemente a quanto richiesto dalle norme e regolamenti e ad ogni norma addizionale stabilita dalla Compagnia stessa.  
- (10.2) Nel soddisfare a questa richiesta, la Compagnia deve assicurare che :
1. vengano eseguite delle ispezioni ad intervalli appropriati;
2. ogni non conformità sia riportata, con le sue cause, se note;
3. siano intraprese opportune azioni correttive, e
4. sia mantenuta una registrazione di tali azioni.
- (10.3) Le ispezioni menzionate in 10,2 devono essere parte integrale della routine operativa di manutenzione (PMS = Planned Maintenance System
).

            La Sezione 11
prescrive che
- (11.1) La Compagnia deve istituire e mantenere delle procedure per il controllo della documentazione e di tutti i dati relativi all’SMS.
- (11.2) La Compagnia deve assicurare che:  
1. validi documenti siano sempre disponibili in tutte le posizioni interessate;
2. la pubblicazione e le modifiche dei documenti siano controllate e approvate da persone qualificate, e
3. i documenti obsoleti siano prontamente rimossi.
- (11.3) Il complesso dei documenti usati per descrivere e implementare l’SMS costituisce il cosiddetto Safety Management Manual.  Il manuale  deve  essere  redatto  nella forma che la Compagnia considera la più efficace. Ogni nave deve avere a bordo il Manuale e tutta la sua pertinente documentazione. Il Manuale e l’intera documentazione dell’SMS devono essere disponibili negli uffici interessati della Compagnia.

            La Sezione 12
prescrive che la Compagnia deve
- (12.1) eseguire verifiche ( audits
) interne di sicurezza a bordo e a terra ad intervalli non superiori a dodici mesi;
- (12.2) valutare periodicamente l’efficacia dell’SMS secondo procedure prestabilite ;
- (12.3) le verifiche e le eventuali azioni correttive devono essere eseguite secondo procedure documentate ;
- (12.4) le persone che eseguono le verifiche devono essere indipendenti dalle aree verificate;
- (12.5) i risultati delle verifiche e delle revisioni devono essere portate all’attenzione di tutte le persone che hanno responsabilità nelle aree interessate;
- (12.6) il personale direttivo responsabile delle aree interessate deve intraprendere tempestive azioni correttive delle deficienze riscontrate.

            La Parte B
del Codice ISM contiene le norme per la certificazione e la verifica del Sistema di Gestione della Sicurezza da parte dell’Amministrazione e/o degli Organismi affidati, e i modelli dei relativi certificati.
            Va notato che la Parte A del Codice ISM, quella relativa all’implementazione del sistema, è totalmente indirizzata alla Compagnia armatrice, non alle singole navi o all’Amministrazione. È la Compagnia, infatti, che deve elaborare e implementare il sistema all’interno della propria organizzazione di terra e di bordo, in modo da ottenere la sua certificazione e, in via subordinata, quella delle navi gestite.

             Fra le varie norme e regolamenti prescritti (12,2,3,1) ai quali il sistema deve essere conforme (Convenzioni internazionali, legislazione comunitaria e nazionale, norme e standards delle Società di classificazione e dell’industria marittima), particolare importanza riveste l’ International Ship and Port Facility Security Code
(Codice ISPS ) prescritto dal Capitolo XI-2 della SOLAS 74/78. Esso è un compendio di regole e misure per migliorare le condizioni di security delle navi e degli impianti portuali e impone alla Compagnia armatrice una serie di impegnativi adempimenti all’interno della propria organizzazione. In particolare:
- La designazione di un Company’s Security Officer (CSO)
;
- l’elaborazione e l’implementazione di uno Ship Security Plan (SSP)
debitamente approvato dall’Amministrazione, utilizzando eventualmente l’assistenza di una
Recognized Security Organization (RSO)
;
- la designazione di Ships Security Officers (SSO)
a bordo di tutte le proprie navi;
- l’addestramento specifico di CSO e SSOs, e quello generico sulla security di tutto il personale di bordo;
- le procedure di valutazione (assessment ) e di verifica per l’approvazione dell’SSP e per il rilascio alle navi da parte dell’Amministrazione o, nel caso di navi non di bandiera Italiana, anche della RSO, dell’ International Ship Security Certificate (ISSC)
e del Continuous Synopsis Record (CSO) , un documento contenente la registrazione dei dati della nave fin dalla sua  costruzione, sistematicamente aggiornata con tutte le eventuali successive variazioni, come cambi di nome, di bandiera, di proprietà, ecc.;
- la fornitura alle navi e l’installazione a bordo del prescritto Ship Security Alarm System (SSAS)
e di particolari dotazioni di security previste dall’SSP.  

            Oltre ai suddetti adempimenti, il CSO ha la responsabilità di monitorare sistematicamente le condizioni di security delle navi, sia in porto che in navigazione, di fornire loro tutte le necessarie informazioni, istruzioni e assistenza, e di mantenere i contatti con gli SSO, i Duly Authorised Officers (DAO)
e i Port Facility Security Officers (PFSO) dei porti interessati, la RSO, le centrali operative dell’Amministrazione.  

            La Regola 4
del Capitolo IX della SOLAS 74/78 prescrive che:
1. Un Documento di Conformità – Document of Compliance (DOC )
deve essere rilasciato ad ogni Compagnia che soddisfi alle prescrizioni del Codice ISM. Questo documento deve essere rilasciato dall’Amministrazione o da un Organismo da essa affidato.
2. Una copia del DOC deve essere conservata a bordo di ogni nave in modo che il Comandante la possa esibire ad ogni richiesta di verifica. Va notato che sul DOC, oltre che la ragione sociale, l’indirizzo della sede e il numero IMO della Compagnia, sono elencati i tipi di nave che essa è autorizzata a gestire.  

 
 

3. Un certificato, denominato Certificato di Gestione della Sicurezza – Safety Management Certificate (SMC) deve essere rilasciato ad ogni nave dall’Amministrazione o da un Organismo da essa affidato. Prima di rilasciare l’SMC l’Amministrazione deve verificare che la Compagnia e il comando di bordo delle navi  operino in conformità con il  proprio Sistema di Gestione della Sicurezza (SMS) appro- vato.   Sull’SMC sono indicati il nome della nave, il suo porto d’immatricolazione, il nominativo internazionale, la stazza lorda (GT), il numero IMO, il tipo, e i dati della Compagnia ar- matrice riportati sul DOC. Viene inoltre chiaramente specificato che: - il tipo di nave indicato nell’SMC è compreso nell’elenco del tipo di navi che la Com- pagnia è autorizzata a gestire indicato nel DOC; - la validità dell’SMC è condizionata da quella del DOC.

 
 

Va sottolineato che, per la prima volta nella ormai lunga storia della normativa internazionale e nazionale dello shipping , è la Compagnia armatrice ad essere diretta- mente certificata dall’Amministrazione, mentre la certificazione delle singole navi è su- bordinata a quella della Compagnia ( No DOC no SMC! ).  
La certificazione secondo gli standards del Codice ISM è analoga, in pratica, al- la certificazione aziendale secondo gli standards internazionali ISO 9000, con alcune fondamentali differenze: • Gli standards ISO 9000 si applicano ad ogni tipo di impresa o azienda industriale o commerciale, mentre il Codice ISM si applica solo alle compagnie armatrici di navi mercantili; • La certificazione ISO 9000 riguarda la gestione dell’intera struttura organizzativa delle aziende, mentre quella secondo il Codice ISM riguarda solo la gestione della sicurezza , e non gli aspetti commerciali e finanziari della compagnia.  • La certificazione ISO 9000 è una procedura facoltativa (optional ) adottata da un’azienda per dimostrare e garantire la propria efficienza e conformità alla normati- va e ai migliori standards vigenti, verificata e certificata da un’autorevole organismo esterno , come il DNV-GL, l’SQU, la TÜV, e lo stesso RINA, con evidenti ricadute positive sui rapporti con clienti e terze parti e sul piano dell’immagine. La certifica- zione secondo il Codice ISM è invece una procedura internazionale obbligatoria (statutory ) a norma di legge per tutte le compagnie armatrici, e viene verificata e certificata dalle relative Amministrazioni e/o da Organismi Affidati dalle stesse.
Alcune compagnie armatrici ottengono, su base volontaria, anche la certifica- zione aziendale secondo gli standards ISO 9000 (ISO 9001:2008 - Gestione della qua- lità, ISO 14000:2004 - Gestione ambientale). Naturalmente, in caso di discrepanza con il loro SMS, saranno gli standards del Codice ISM a prevalere, essendo questa una certificazione obbligatoria per legge, non tenendo più in alcun conto quelli ISO 9000.  
Scrivi quello che devi fare Fai quello che hai scritto Documenta quello che hai fatto              

- La VALUTAZONE DEI RISCHI
La Sezione 1 della Parte A del Codice ISM prevede che, per raggiungere gli o- biettivi dell’SMS si deve procedere a una valutazione di tutti i rischi identificabili per la nave, il personale e l’ambiente e la predisposizione di apposite misure di sicurezza.
Il processo di valutazione dei rischi è un procedimento che, prendendo in esa- me tutti i tipi di Pericolo ipotizzabili nello svolgimento di un’attività, la gravità del danno che essi possono causare alla salute e all’incolumità del personale, all’ambiente, alla sicurezza e al buon funzionamento degli impianti, la probabilità che ciò avvenga e i provvedimenti da prendere, o già in atto, per ridurli o eliminarli, permette di determinare il livello dei Rischi residui e di programmare le eventuali azioni necessarie per poterli moderare o minimizzare, fino a portarli a valori tollerabili.  

 
 

• Pericolo (Hazard ): proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni. Può essere ridotto o anche eliminato.    
• Rischio (Risk
): probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione. Può essere moderato o minimizzato, ma mai completamen- te eliminato.
La legislazione nazionale (D.Lgs. 81/2008) e quella comunitaria (Direttiva 08/391/CEE) prescrivono che tutte le attività professionali, industriali ed economi- co/commerciali devono essere preventivamente assoggettate a processi di valutazione dei rischi.      


                    
  

PARTE TERZA
LA RIORGANIZZAZIONE  DELLO SHIPPING E LE NUOVE PROSPETTIVE OCCUPAZIONALI

L’entrata in vigore, il 1 luglio 1998, del nuovo Capitolo IX - Management for the safe operations of ships della SOLAS 74/78, e del relativo ISM Code , ha costitui- to una svolta epocale per l’industria internazionale dello shipping . Non solo la gestione della sicurezza delle navi, ma l’intera organizzazione interna delle società di navigazio- ne ne sono state coinvolte e radicalmente modificate.
     Tradizionalmente, l’Armatore (generalmente il proprietario), sotto forma di a- zienda costituita secondo il diritto societario del suo Paese di appartenenza, armava , appunto, la nave: La acquistava, o la faceva costruire in un idoneo cantiere, su progetti approvati e sotto la sorveglianza di una Società di classificazione, e ne otteneva i do- cumenti di nazionalità, classe, sicurezza, tecnico-sanitari, e quant’altro prescritto dalla normativa nazionale e internazionale vigente. Provvedeva ad equipaggiarla con tutte le dotazioni prescritte per la sicurezza della nave e per la tutela dell’ambiente marino, e comunque necessarie per la sua condotta tecnica, l’operatività e la gestione commer- ciale. La riforniva di quanto necessario per intraprendere il viaggio previsto, i viveri, l’acqua dolce, i materiali di normale consumo, il combustibile. Chiedeva all’Autorità por- tuale competente l’apertura del ruolo equipaggio, nominava il Comandante e provve- deva all’arruolamento dell’equipaggio e al suo imbarco.
     Poi la nave partiva. E da quel momento tutto l’andamento di bordo ricadeva sot- to l’autorità e la responsabilità del Comandante, la navigazione, le condizioni di lavoro e di vita dell’equipaggio, la sua alimentazione, la sicurezza, la prevenzione dell’inquina- mento, la normale manutenzione, la documentazione, la gestione del carico, la pron- tezza ad affrontare qualsiasi situazione di emergenza. Il coinvolgimento diretto dell’Armatore, a parte la gestione commerciale e finanziaria, veniva a cessare. Durante le soste in porto fungeva da tramite un Agente locale nominato dall’Armatore, della cui collaborazione il Comandante si avvaleva per il disbrigo di quanto necessario nel corso della sosta.
     Ho usato di proposito il termine tradizionalmente. Abbiamo già detto che per se- coli le navi in mare, o comunque lontane dal loro porto d’armamento, erano pratica- mente irraggiungibili. I primi sistemi di telegrafia Morse risalgono alla prima metà del XIX secolo (Washinghton – Baltimora 1844), il primo cavo telegrafico transatlantico fu posato nel 1866.  A bordo delle navi, le prime stazioni RT furono installate solo all’inizio del XX secolo, la radiotelefonia RTF in AM fu disponibile solo negli anni ’30, quella FM/VHF, che consente comunicazioni di buona qualità fra le navi e con le stazioni co- stiere, ma solo a breve distanza, iniziò a diffondersi a bordo solo dopo il 1960 (Confe- renza dell’Aia del 1957), il sistema satellitare di telecomunicazioni INMARSAT risale al 1979. A noialtri, abituati all’attuale mondo globale e allo sviluppo vertiginoso dei nostri smartphones e tablets , questi tempi possono sembrare lunghissimi. In realtà, fino a po- co più di cent’anni fa, di grandi navi da passeggeri come la famosa Great Eastern in- glese, o la tedesca Friedrich der Grosse , una volta partite per le loro traversate atlanti- che con migliaia di persone a bordo, si aveva notizia solo quando, una bella mattina, venivano avvistate dal battello-faro di Ambrose, all’entrata del porto di New York. Prati- camente, fino al 1 febbraio 1999, quando il sistema RT e il vecchio caro alfabeto Morse furono aboliti, sostituiti dal GMDSS, il modo più sicuro per comunicare con una nave in navigazione era quello di inviarle un telegramma via stazione radio costiera!
     La nave era sola in mare. C’erano responsabilità da assumersi, decisioni da prendere, ordini da impartire, imprevisti da affrontare; da qui la figura tradizionale del Comandante, non solo come capo di un equipaggio, ma come capo della spedizione. Il Captain next to God era in realtà un uomo solo gravato da enormi responsabilità.
    Alcuni fattori rendevano ormai illogico questo stato di cose:

  • Il progresso dei sistemi di telecomunicazione. Oggi come oggi,  telefonare  o  inviare una mail a una nave è facile come farlo con il collega dell’ufficio accanto, magari sceso al bar a prendersi un caffè.

  • La moderna tecnologia navale, che non consente più che sistemi meccanici com- plessi o informatici possano essere tenuti regolarmente in efficienza da persone non specificamente qualificate e senza una sistematica assistenza da terra.

  • La composizione degli equipaggi e il loro avvicendamento a bordo. Oggi gli equi- paggi sono poco numerosi, eterogenei per nazionalità, cultura e abitudini, i periodi d’imbarco sono brevi. Una volta, erano sempre le stesse persone che s’imbarcavano sulle stesse navi, ci si conosceva tutti, tutti sapevano cosa fare, si restava a lungo bordo. Oggi, tranne alcune figure chiave, è un continuo avvicendarsi di perso- nale, uniformemente qualificato e addestrato, grazie alla STCW, ma dalle origini ed esperienze passate le più disparate.

  • Il concetto di lavoro di team , che ha in buona parte sostituito e rese obsolete l’attività e le iniziative individuali.    


- L’organizzazione interna delle Compagnie.

     Il Capitolo IX della SOLAS e il Codice ISM, praticamente uniscono la Compa- gnia armatrice e le sue navi in un’unica struttura operativa, gestita congiuntamente per mezzo del proprio Sistema di Gestione della Sicurezza (SMS). E quando si parla di si- curezza, s’intende in realtà tutto: la sicurezza della nave significa la sicurezza delle persone a bordo, del suo carico, dell’ambiente, delle proprietà, della sua gestione commerciale e finanziaria e, in definitiva, della sopravvivenza stessa della Compagnia come azienda.   
     Sono le Compagnie che devono essere certificate con il DOC, per poter gestire la loro flotta. Poi, con l’SMC, vengono certificate le singole navi, ma solo dopo avere accertato che esse vengano utilizzate e operate nei modi stabiliti dall’SMS aziendale.  
    Questo ha comportato, per le compagnie armatrici, la necessità di una ristruttu- razione della propria organizzazione interna. Quasi tutte hanno costituito speciali uffici HSE, che si occupano, appunto, di Health, Safety & Ecology , molte di esse hanno ot- tenuto anche una certificazione aziendale volontaria secondo le norme internazionali ISO 9000. La maggior parte dispone ora di una centrale operativa, dotata di appropriati sistemi informatici e di telecomunicazione, dove gestire congiuntamente situazioni di emergenza o problemi particolari, le persone chiave e i sistemi di telecomunicazione, sia a terra che a bordo, sono operativi 24hr-7/7.
     Ma è soprattutto nella composizione del loro staff di terra che si sono resi necessari radicali cambiamenti. Ai tradizionali “amministrativi”, con scarsi contatti diretti e poca familiarità con il personale navigante e l’ambiente di bordo, devono essere ora necessariamente affiancate persone che la “parte nave” la conoscano più che bene. Posizioni come quelle di DPA
, CSO, Auditor, Ispettore tecnico, First Contact/Shoreside Spill Response Coordinator (prescritta dal SOPEP) e dei loro sostituti, possono essere ricoperte solo da persone qualificate che abbiano una cono- scenza diretta e una buona esperienza dell’operatività e delle problematiche delle navi. Da qui la necessità di impiegare negli uffici personale navigante qualificato ed esperto, possibilmente di propria formazione. Per analogia, va notato che, per esempio, la guida per l’implementazione dell’SMS da parte delle Amministrazioni (IMO Resolution A.1022(26) del 2 dicembre 2009) prescrive che la qualificazione degli Auditors ufficiali deve essere: o 1) una laurea in ingegneria o scienze fisiche, oppure 2) un diploma da parte di un istituto di istruzione marittima o nautica, con adeguata esperienza di navi- gazione come ufficiale certificato.  
     Vorrei qui descrivere la mia esperienza personale: Negli anni ’80 la mia Compagnia, una delle più anticha aziende armatrici private ancora esistente in Italia (fondata con l’attuale ragione sociale negli anni ’30  del  secolo  scorso), organizzata ottima- mente ma in modo alquanto tradizionale, gestiva una ventina di navi di vario tipo (bulk carriers , petroliere, navi frigorifere). Su uno staff di terra di 40 persone, 3 provenivano dalle navi: un ex Comandante e due ex Direttori di Macchina.
     Naturalmente non man- cava altro personale qualificato, come 3 Ingegneri navali con precedenti esperienze di cantieri e di Società di classificazione, ma con poca dimestichezza diretta con l’operatività delle navi e con l’ambiente di bordo. Quando, tre anni fa, ho cessato la mia collaborazione, le navi gestite erano dieci, tutte petroliere AFRAMAX e SUEZMAX; su uno staff di terra di 35 persone, eravamo ben in 9 che venivamo dalle navi: 4 ex Comandanti, 2 ex Direttori di Macchina, 2 ex Ufficiali di Coperta e 1 ex Ufficiale di Macchi- na. Gli Ingegneri navali erano 2.
     Naturalmente, il personale trasferito a terra deve essere opportunamente adde- strato (obbligatoriamente la DPA, il CSO e gli Auditors ), ma va tenuto presente che il regolare addestramento del personale, sia di terra che di bordo, con partecipazioni a corsi, seminari, training specifici su nuovi dispositivi e materiali, riunioni interne, è uno dei requisiti fondamentali della politica di gestione delle risorse umane prescritta dalla Sezione 6 del Codice ISM e dettagliata nel SMS aziendale.

- Le Vetting
     La necessità di poter controllare direttamente le condizioni di sicurezza delle navi impiegate ha indotto già da alcuni anni noleggiatori, caricatori, ricevitori, terminali- sti, operatori portuali, e quanti altri comunque utilizzino o siano coinvolti nel trasporto marittimo, ad istituire delle particolari procedure di controllo diretto, in particolare le i- spezioni cosiddette di vetting ( *To vet era originariamente un termine, risalente alla seconda metà dell' '800, usato nell'ippica con riferimento al controllo al quale un cavallo doveva essere  sottoposto  da  un veterinario per accer- tarne le  buone condizioni di salute prima di ammetterlo a una corsa. Ha così assunto il significato generale di controllare , in particolare nel contesto di cercare difetti )  cui vengono sottoposte la navi, soprattutto quelle im- piegate sul mercato spot.  
     Importantissimo fra tutti è lo Ship Inspection Report Programme
(SIRE) gestito dall’ OCIMF (Oil Companies International Marine Forum) , un’organizzazione di si- curezza cui aderiscono tutte le grandi compagnie petrolifere, le cosiddette Oil Majors .  
     Il programma prevede la sistematica ispezione di tutte le navi cisterna, petrolie- re, gasiere e chimichiere. Gli ispettori di vetting sono normalmente ex comandanti o 1UC di navi cisterna, di provata esperienza e affidabilità, direttamente impiegati dalle Majors
o dipendenti da organizzazioni ispettive autonome. Le ispezioni avvengono in porto, in fase di discarica, quando le navi sono al massimo livello di operatività; sono quindi molto gravose e impegnative per il personale di bordo. In un arco di dodici mesi, in tutto il mondo, vengono eseguite dal SIRE circa 8000 ispezioni di vetting.  
     Un altro importante programma di ispezioni di navi da carico è lo Ship Vetting Inspection System
(SVIS) gestito dalla Rightship, un’organizzazione internazionale di sicurezza cui aderiscono alcuni dei più importanti operatori nel campo del trasporto e della commercializzazione di merci solide alla rinfusa (minerali, granaglie,ecc.).
     L’OCIMF ha anche elaborato il programma Tanker Management and Self Assessment
(TMSA), allo scopo di fornire alle compagnie armatrici di navi cisterna un mezzo razionale per poter controllare, valutare e migliorare il proprio SMS, in base al soddisfacimento  di  appropriati  KPI  (Key Performance Indicators ).  Il  TMSA è un  programma di autovalutazione continua, gestito dalla Compagnia armatrice e i risultati raggiunti vengono sistematicamente introdotti per via telematica nel database dell’OCIMF.  L’adozione del TMSA è “caldamente raccomandato” dalle Majors , tanto che il 90% delle compagnie lo ha implementato all’interno della propria organizzazione.
     Alcune Majors
eseguono anche vetting degli uffici delle compagnie, eseguiti da proprio personale esperto di livello direttivo, allo scopo di verificare che l’organizzazione e l’operatività dello staff di terra siano conformi a quanto rilevato con  le vetting di bordo, e che i risultati del TMSA comunicati all’OCIMF siano stati effettiva- mente conseguiti.
     I risultati delle vetting
vengono inseriti nei database delle organizzazioni, come l’OCIMF e la Rightship , accessibili a tutti i propri membri. Quindi, nel caso di gravi non conformità o deficienze riscontrate e non prontamente corrette, non solo la nave non ottiene l’approvazione della Major o dell’operatore che ha richiesto l’ispezione, ma cor- re il rischio di perdere anche quella delle altre.
     Una mancata approvazione può avere conseguenze gravissime sulla gestione commerciale della nave e dell’intera flotta aziendale, fino a precluderle l’accesso al mercato internazionale dei noli. Di regola, perciò, alle ispezioni di vetting assistono sempre uno o più membri dello staff di terra della Compagnia armatrice, sia per assi- stere il Comandante, sia per poter procedere al più presto alle necessarie azioni correttive nel caso di contestazioni. L’OCIMF, ad esempio, concede di regola 14 giorni di tempo per correggere o gestire eventuali non conformità riscontrate (sempre che non siano High Risk
), ed aggiornare in tal senso il rapporto d’ispezione inserito nel suo database.  
     Ispezioni a bordo di tutti i tipi di nave, comunque impiegate, vengono effettuate anche dai P&I Clubs. Queste ispezioni, sempre eseguite da personale molto esperto, non hanno il carattere “inquisitorio” delle vetting , ma sono soprattutto delle forme di col- laborazione con la nave e la Compagnia per suggerire miglioramenti e procedure atte a minimizzare i claims
.  
     È evidente quindi la necessità, per le compagnie armatrici, di poter disporre all’interno della propria organizzazione di personale qualificato con un’adeguata esperienza pratica delle operazioni di bordo. Certamente, una vetting
richiesta dalla Shell Oil o dalla Cargill , può essere efficacemente gestita solo da chi ha un’ottima conoscen- za della tecnica del trasporto via mare di idrocarburi o, rispettivamente, di granaglie.

- La logistica.
 
     Il progresso delle comunicazioni e il rapido sviluppo dall’informatica hanno reso possibile l’attuale fase di globalizzazione
delle relazioni economiche internazionali. Oggi, lo scambio di informazioni e di dati, le transazioni commerciali e quelle finanzia- rie, avvengono in tempo reale. Ciò ha permesso, da un lato, la delocalizzazione della produzione di beni e servizi in quei Paesi nei quali esistono costi più contenuti e con- creti vantaggi rispetto ai tradizionali Paesi industrializzati, e dall’altro, l’unificazione dei mercati dovuta alla generale disponibilità di beni di consumo. Il nostro Globo, insomma, si è “ristretto”.
     Rimangono però le distanze fisiche, che non possono certo essere ridotte. Il concetto di bene di consumo a chilometri zero
può forse valere per limitate quantità di frutta e verdura, non certo per i grandi consumi di massa. I luoghi di produzione devono essere sistematicamente riforniti di materie prime e di semilavorati, i beni prodotti devono essere immessi al più presto sul mercato mondiale, le stesse persone direttamente coinvolte nei processi di produzione e distribuzione hanno la necessità di potersi spostare rapidamente. E la logistica dello shipping , navi, servizi, infrastrutture portuali, ha dovuto rapidamente adeguarsi alle nuove esigenze.
     Il trasporto di passeggeri su distanze medie e lunghe è ormai esclusivamente assicurato dal mezzo aereo. Anche il trasporto rapido su lunghe distanze di alcuni beni di consumo, specialmente quelli deperibili, come prodotti ortofrutticoli e pesce fresco, o alcune merci di particolare valore e necessità  di  sollecita  consegna (corrieri espressi) avviene per via aerea. È infine totale appannaggio del mezzo aereo il servizio postale.   
     La scomparsa delle navi di linea per il trasporto di passeggeri e posta ha avuto come conseguenza la dismissione delle vecchie stazioni marittime, molte delle quali convertite in terminals per navi da crociera, uniche oggi in grado di ospitare a bordo un gran numero di passeggeri, ma solo a fine turistico e ricreativo, non certamente per trasporto.
     Sparite anche le classiche navi da merce varia (General Cargo Ships
) adibite a servizi di linea, che imbarcavano e sbarcavano merci di ogni genere, imballate nei mo- di più disparati, movimentandole, spesso con mezzi propri, tra le stive della nave e i magazzini portuali e i vagoni o gli autotreni in attesa sulle banchine*.  
(* Per un Ufficiale di Coperta, “fare la merce varia” costituiva il massimo dell’abilità professionale e un vantato titolo di merito. L’elaborazione dei piani di stivaggio in funzione della rotazione dei porti, la si- stemazione delle merci a bordo (fardaggio, rizzaggio, separazione, ventilazione) tenendo conto delle loro caratteristiche e compatibilità, la gestione della documentazione di tutte le  singole partite, costi- tuivano una verta arte, per la quale ci si avvaleva anche di autorevoli testi, come il famoso Thomas’ STOWAGE – Brown, Son & Ferguson - Glasgow, la Bibbia dell’Ufficiale al Carico, che elencava le caratteristiche, le esigenze e le tecniche di stivaggio di tutte le merci possibili, da Aniseed in bags (sacchi di semi d’anice) a Yolk tins in cases (barattoli di rosso d’uovo in casse), passando per Ele- phants on deck at Shipper’s risk, Herrings in barrels, Tea e Tobacco (merci di gran valore e estre- mamente delicate), Vermicelli, a form of macaroni, which see . Ormai introvabile il bellissimo L’arte di caricare le navi del Capitano del Lloyd Triestino Natale Petri – La Editoriale Libraria - Trieste).  
     Il trasporto di grandi quantità di rinfuse solide e liquide è sempre assicurato dalle Bulk-carriers e dalle navi cisterna, che debbono interfacciarsi con impianti portuali collegati a realtà industriali complesse, come centri siderurgici, centrali elettriche, silos per granaglie, impianti dell’industria petrolchimica.
     Le merci non alla rinfusa (Break-bulk)
vengono trasportate da vari tipi di navi, come Multi Purpose Vessels (MPV), Container-ships, Ro-ro, Car-carriers , Heavy-lift, Semi-submersible o Flo/Flo. Sono navi di tecnologia avanzata e spesso di dimensioni notevoli. Alcune di esse, come Ro-ro e Container-ships , hanno velocità d’esercizio su- periori a quelle delle tradizionali navi di linea. Per operare devono utilizzare infrastruttu- re portuali diverse, come piattaforme logistiche e appositi terminals .
     Rimane infine il trasporto locale, o su distanze medie o brevi, di passeggeri e auto, assicurato dai traghetti.  
     Le infrastrutture portuali sono oggi costituite per la maggior parte da impianti specializzati e terminals
, di proprietà o gestiti da imprese private, complessi industriali, compagnie armatrici, singolarmente o in pool. Essi devono assicurare alle navi tutti i servizi necessari, come l’imbarco/sbarco delle merci, la loro movimentazione e stoc- caggio, la consegna e la resa, i controlli di quantità e qualità, i servizi informativi e telematici, il disbrigo delle pratiche e della documentazione.  
     Le infrastrutture e i servizi portuali, essendo attività a carattere permanente, con importanti ricadute sulle condizioni socio-economiche dei luoghi dove sono localizzate, devono sempre svolgersi in condizioni di completa sicurezza. In particolare è sempre necessaria un’approfondita valutazione preventiva del loro impatto ambientale, allo scopo di assicurare il più rigoroso rispetto dell’ecosistema.
     Una parte dell’opinione pubblica, spesso disinformata e intimorita, oppure affetta dalla nota sindrome Nimby
(Not in my backyard ) sostiene, in perfetta buona fede, che qualsiasi industria o infrastruttura, comunque e dovunque realizzate, costituiscano un pericolo per l’ambiente.  
     Questo, naturalmente, non è vero. Qualsiasi attività umana, dovunque svolta, anche la più semplice e apparentemente innocua, è comunque rischiose ma, utilizzan- do gli appropriati processi di valutazione dei rischi, se ne possono determinare i livelli e programmare le eventuali azioni per moderarli o minimizzarli fino a valori tollerabili.      
     Il processo va, naturalmente, sempre realizzato e applicato scrupolosamente, correttamente e onestamente, a tutti i livelli. Anche la più complessa e rischiosa attività industriale o infrastruttura portuale, se ben realizzata e, soprattutto, correttamente ge- stita, non presenta pericoli per l’ambiente. Ci sono città portuali vivibilissime, come Rot- terdam e Anversa, che movimentano annualmente migliaia di navi, decine di milioni di TEU, centinaia di milioni di tonnellate di carico, con infrastrutture e attività le più dispa- rate, dagli impianti petrolchimici a quelli siderurgici e manifatturieri, agli enormi com- plessi per la movimentazione e lo stoccaggio di rinfuse solide e liquide, ai terminals per break-bulk , containers, materiale rotabile. E ci sono, purtroppo, città che sono state massacrate da un solo impianto industriale e portuale, mal fatto e peggio gestito.  
     È una situazione in rapida e continua evoluzione. Oggi, non solo la gestione della sicurezza delle navi, ma la loro stessa operatività e quella degli impianti portuali, richiedono la disponibilità di personale che possegga una buona conoscenza pratica delle attività di bordo. Figure professionali come quelle di Terminal Manager , Dispatcher
, Capo pontile , Loading Master devono necessariamente essere ricoperte da persone esperte, in grado di gestire l’interfaccia navi/impianti portuali efficacemente e in condizioni di sicurezza. Come, solo delle persone la cui attività e la loro stessa vita quotidiana di bordo siano state per anni condizionate e regolate dalla MARPOL 73/78, possono vantare la capacità e, soprattutto, la maturità ecologica necessarie per applicare correttamente e coscienziosamente tutte le misure, tecniche e operative, intese ad assicurare una effettiva tutela dell’ambiente, particolarmente nell’ambito portuale.
     Quanto fin qui detto evidenzia la necessità di un progressivo e costante aumen- to del personale operativo delle compagnie armatrici e degli impianti portuali che pro- venga dai ranghi del personale navigante. Ed è quindi molto probabile che giovani di- plomati nautici che sappiano utilizzare al massimo le occasioni di apprendimento a bordo e far tesoro dell’esperienza acquisita, dotati di iniziativa e di una buona dose di ambizione e orgoglio professionale, dopo un adeguato periodo di servizio a bordo, si trovino a completare la loro attività lavorativa in posti di responsabilità a terra.                     
    

PER CONCLUDERE

Fra pochi mesi molti di voi varcheranno per l’ultima volta il portone di Piazza Hortis per iniziare la loro personale avventura. S’imbarcheranno, completeranno nel modo prescritto dalla STCW la loro formazione professionale e potranno quindi ottenere i sospirati certificati di abilitazione.
    Abbiamo già detto che la sicurezza della nave significa la sicurezza delle per- sone a bordo, del suo carico, dell’ambiente, delle proprietà, della sua gestione com- merciale, insomma, di tutto. E una nave sicura deve avere a bordo ufficiali di coperta e di macchina che abbiano ricevuto un’adeguata formazione, perché tutte le attività ne- cessarie per la sua condotta, nautiche, tecniche, operative, hanno sempre e comunque attinenza con la sua sicurezza.  
    Ma la migliore formazione professionale e il possesso dei massimi certificati di abilitazione non bastano, da soli, a garantire la sicurezza di una nave. Sono necessarie alcune doti personali che ciascuno di noi deve avere, o deve saper sviluppare:

  • Motivazione. Bisogna essere convinti di ciò che si fa, bisogna sapere che quanto prescritto dall’SMS non è una sequela di noiosi adempimenti burocratici, ma qual- cosa che va scrupolosamente osservato nell’interesse di tutti. La guardia di navigazione va tenuta seguendo la procedura prescritta non perché così dicono il manua- le del ponte di comando della Compagnia e la Sezione A-VIII/2 del Codice STCW, ma perché tutti a bordo hanno il diritto di poter lavorare e riposare tranquillamente, sapendo che sempre e comunque stanno navigando in condizioni di sicurezza.

  • Buon senso. Non occorre essere degli scienziati, spesso basta pensarci un mo- mento. Nella prevenzione e nella lotta antincendio è certamente importante cono- scere il triangolo del fuoco ed essere stati addestrati nell’uso dei Fireman’s outfits . Ma semplici precauzioni, come quella di non fumare in cuccetta o di non lasciare incustoditi apparecchi elettrici personali sotto tensione, come asciugacapelli o cari- cabatterie per gli smartphones sono altrettanto importanti.

  • Diligenza. Nessuno è infallibile, e l’errore umano può sempre verificarsi, è uno dei rischi di qualsiasi attività. Ma la negligenza no. Faciloneria, indolenza, incuria, certi atteggiamenti tipo Pensa alla salute …, Chi tt’o ffa fa’..., sono inaccettabili. Svolgere i propri compiti svogliatamente, con sufficienza, distrattamente, non curarsi del pa- rere dei collaboratori, snobbare norme e procedure, sono comportamenti pericolo- sissimi, e spesso hanno causato gravi e dolorosi incidenti non solo nel campo del trasporto marittimo.  E su quest’ultimo argomento vorrei concludere con un paio di citazioni:

     La prima è tratta dalla pubblicazione UKHO How to Correct your Charts the Admiralty Way che, neanche a farlo apposta, tratta di quell’importantissimo aspetto del- la sicurezza che è la tenuta e l’aggiornamento dell’idrografia di bordo. Qui, sempre sul verso del frontespizio, è riportato quanto scritto nel 1789 dal Lieutenant William Bligh, comandante dell’HMS Bounty , proprio lui, il “cattivo” del famoso ammutinamento: As an officer and a Navigator I have ever looked with horror on neglect and indolence, and have never yet crossed the Seas without the foresight which is necessary to the well doing of the voyage…   Come ebbe a dimostrare più volte nel corso della sua lunga carriera, Bligh aveva cer- tamente un pessimo carattere, ma era anche un grande marinaio.
     L’altra è mia, e scusate l’immodestia, ma ormai che ho chiacchierato tanto… È la conclusione di una lettera circolare che, come DPA della mia Compagnia, inviai qualche anno fa a tutti i nostri comandanti e ai dirigenti degli uffici di terra, per richia- mare la loro attenzione su alcune non conformità e osservazioni contestateci in sede di vetting
, dovute esclusivamente a negligenza che, anche se non particolarmente gravi, ci avevano comunque ritagliato una serie di magre figure:  One thing must be made clear to everybody, both on board and ashore:  
• Mistakes are occasional events, most of the times caused by stress, fatigue, inexperi- ence or overzealousness. They always happened in all human activities and will always happen. They may be understood and even excused.
• Carelessness and negligence are a way of life, a personal behaviour which cannot ab- solutely be tolerated,  particularly in people entrusted with responsibilities in a diffi- cult and demanding environment as a tanker ship is.
     Sono passati molti anni dai tempi del Bounty , e alcuni anche da quelli miei, tan- te cose sono cambiate e continuano a cambiare sempre più velocemente. Ma penso che il senso di quanto scritto dal Comandante Bligh e, molto più modestamente, da me, quello proprio non cambierà mai.   
     Con l’augurio di Fair Winds and Following Seas a voi tutti.

(CSLC Silvio Del Gaiso)

 
 
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